Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

Powered By Blogger

giovedì 6 aprile 2023

LA STAFFA E IL DESTRIERO - su Rodolfo Morandi, Raniero Panzieri, Ernesto de Martino e Rocco Scotellaro

 

I 'QUADERNI ROSSI', CHE NACQUERO NELLE PROVINCE MERIDIONALI

Rodolfo Morandi elabora [dopo il 1946+, ndr] un'idea di partito che attraverso un mutamento qualitativo, basato cioè sulla formazione dei quadri, avrebbe potuto tessere un fitto legame con le masse e liberare, in tal modo, il partito dai legami clientelari che ancora lo condizionavano.  (..)

Panzieri viene inviato alla federazione socialista di Bari [x1] perchè avrebbe dovuto collaborare con la corrente di sinistra in previsione di una scissione socialdemocratica, che poi avverrà. Qui entra in contatto con gli esponenti della sinistra locale come Anna Macchioro De Martino, Paolo Franco, Mario Potenza , ma soprattutto ha l'occasione di approfondire la conoscenza con la personalità più eminente del gruppo, ovvero l'antropologo Ernesto De Martino, con cui aveva già avuto modo di stringere rapporti al Centro di studi sociali per la pubblicazione di Mondo magico, che però non avvenne perchè Lombardi giudicò lo storicismo di De Martino come impigliato a metà strada tra la "staffa crociana" e il "destriero marxista". De Martino era in effetti ancora influenzato da Croce e fu interesse di Panzieri orientarlo alla lettura dei "sacri testi". Ma chiaramente, per l'enorme spessore culturale di De Martino, l'influenza non potè che essere reciproca ed entrambi contribuirono allo sviluppo di quel particolare modus operandi  che negli anni successivi al '56, e per tutti gli anni Sessanta, verrà denominato "conricerca" o "inchiesta"; una metodologia culturale che tenterà continuamente di reagire a un marxismo ortodosso "citazionistico" (l'espressione è di Stefano Merli, nota in calce); proponendosi di riempire quel vuoto politico tra la base e il vertice che caratterizzerà tutta la critica panzeriana alle organizzazioni storiche del movimento operaio e che rappresenterà, nella fase matura di Panzieri, il metodo tout court del lavoro teorico-politico culminato nell'esperienza dei "Quaderni rossi".

Marco Cerotto, «Raniero Panzieri e i 'Quaderni rossi'. Alle radici del neomarxismo italiano», DeriveApprodi, 2021, pp.20-21.

+ Dall’11 al 16 aprile 1946 si era tenuto a Firenze il XXIV Congresso nazionale del PSIUP che aveva visto le dimissioni del Morandi dalla carica di segretario nazionale. Dopo il Congresso, insieme al giovane Panzieri, si era impegnato nella rivista del partito “Socialismo”. Un periodo caratterizzato dal dissidio con Lelio Basso.

x1. In vista del congresso successivo, gennaio 1947.

 

Recensione di Francesco Festa a «Raniero Panzieri e i 'Quaderni rossi'. Alle radici del neomarxismo italiano» di Marco Cerotto, pubblicato da DeriveApprodi, 2021 - il rapporto con Scotellaro e de Martino e il metodo della ”conricerca”.

su Il Manifesto, 4 giugno 2021

[integrale]

Cos’hanno in comune Raniero Panzieri e Rocco Scotellaro? Di primo acchito, niente. Molto, nella formazione politica. Entrambi hanno forgiato la propria militanza nelle campagne meridionali. Il poeta contadino denunciò, nel vivo delle lotte per la terra del dopoguerra, «la cultura italiana» che «sconosce la storia autonoma dei contadini, il loro più intimo comportamento, colto nel suo formarsi e modificarsi presso l’azione».

DISTANZIANDOSI dalla stessa cultura italiana, Panzieri volle toccare con mano quei contadini. Chissà, forse, ne intravedeva in nuce la potenza, sebbene fossero classi subalterne frammentate, disunite, irretite dall’egemonia della cultura italiana esercitata dagli intellettuali borghesi, tanto crociani-gentiliani quanto togliattiani.

Nel 1947, Panzieri si trasferì a Bari presso la Federazione Socialista e conobbe lo «spessore culturale di De Martino», con cui sviluppò un particolare «modus operandi»: un’inchiesta sociale in grado di interagire con la cultura profonda, le convinzioni e le condotte personali, e negli anni ’60 sarà denominata «conricerca».

METODOLOGIA che, l’anno dopo, Panzieri sperimentò in Sicilia, durante le lotte contadine, e dopo il ’56 contro la cultura italiana e il marxismo ortodosso, riempiendo il vuoto tra la base e il vertice delle organizzazioni del movimento operaio, e che sarà «il metodo tout court» dei «Quaderni rossi». In Raniero Panzieri e i «Quaderni rossi». Alle radici del neomarxismo italiano di Marco Cerotto (DeriveApprodi, pp. 128, euro 10), viene fuori un profilo molto interessante di Panzieri. Un volume agile che indaga tratti biografici trascurati dalla storiografia passata e da quella prodotta per i quarant’anni dalla sua morte.

L’AUTORE SVOLGE uno scavo archeologico sulla formazione di Panzieri: ne illumina aspetti del percorso giovanile che appaiono fondamentali per comprendere la prassi e la teoria sviluppati negli anni ’50. In particolare, l’apprendistato nel Mezzogiorno. Il che spiega le scelte professionali e politiche successive, come quella di pubblicare – poi rigettata dall’Einaudi tanto da costargli il posto – un’inchiesta coraggiosa di Goffredo Fofi sulla nuova classe operaia, L’immigrazione meridionale a Torino. Oppure l’avvicinarsi con metodi innovativi alla conoscenza degli operai meridionali a Torino: la «rude razza pagana», la nuova composizione operaia, irriducibile alla disciplina del Pci e alla cultura italiana, con cui ha interagito, seppur velocemente, ma senza perdersi l’entrata in scena dell’operaio massa nella rivolta di piazza Statuto del luglio ’62.

UN FIL ROUGE innestato nel tronco dell’operaismo, che lo ritroviamo nelle organizzazioni e nelle lotte operaie degli anni ’70, e nello studio magistrale di Luciano Ferrari Bravo e Alessandro Serafini, Stato e sottosviluppo. Il caso del Mezzogiorno d’Italia, sulla formazione della classe operaia a partire dal Sud.

Il libro di Cerotto ha un enorme pregio: illuminare il passato panzieriano, dove si trovano le radici della lettura innovativa del Capitale e dell’operaismo («neomarxismo»). E si chiude con un capitolo sintesi del primo operaismo e della parabola dei «Quaderni rossi»: Divergenze teoriche tra Panzieri e Tronti. Le ragioni potrebbero sembrare inverosimili, ma i dissapori si reggevano su una profondità teorica oggi inconcepibile. La consapevolezza di vivere una fase storica completamente diversa in cui s’imponeva una continua ricerca sia del capitale che della classe operaia: da una parte, la posizione di Panzieri, sulla «scientificità del marxismo dall’altra, quella trontiana, sulla «rivoluzione copernicana». 

 

Essa stessa dogmatica, ché vedeva nella classe operaia un antagonismo per antonomasia, non il «capitale variabile»; invece Panzieri sapeva come il passaggio dalla «classe in sé» alla «classe per sé», non era automatico, richiedeva un metodo scientifico d’inchiesta (conricerca). Metodi simili li aveva visti all’opera, nel suo passaggio a Sud, scoprendo «la storia autonoma dei contadini»; dove, forse, conobbe Scotellaro, attorno al quale nel ’54 promosse a Matera il convegno «Intellettuale del Mezzogiorno».

Con questo libro Panzieri è riportato lì dove si forma la sua militanza eretica. E se l’operaismo si sviluppa fuori i cancelli di Mirafiori, la sua ontologia è nelle province meridionali.

 

a cura di Subaltern studies Italia


Rodolfo Morandi (1902-1955) e Raniero Panzieri (1921-1964)

Il nr.1 di Quaderni rossi e Rocco Scotellaro






Vedi anche su questo blog

PAOLO FERRERO: Raniero Panzieri, l'iniziatore dell'altra sinistra


RIBELLARSI QUANDO E' GIUSTO: l'inchiesta sociale nei 'Quaderni Rossi' di Panzieri e in Mao-Tse-Tung






Nessun commento:

Posta un commento