Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 11 gennaio 2025

NEI GRUPPI SUBALTERNI, LA COSCIENZA

 


Nei gruppi subalterni, per l’assenza di iniziativa storica, la disgregazione è piú grave, è piú forte la lotta per liberarsi da principii imposti e non proposti autonomamente, per il raggiungimento di una coscienza storica autonoma. Come si formerà? Come ognuno dovrà scegliere gli elementi che costituiranno | la coscienza autonoma?

Cfr. Antonio Gramsci, "Quaderni dal carcere", Q.8, 153, ed. dig. Einaudi su ed. 1975, pag. 1412

 

Il mondo popolare subalterno costituisce, per la società borghese, un mondo di cose più che di persone”.

E. de Martino, “ Intorno a una storia del mondo popolare subalterno”, su Società nr.3/1949

 

Ma quando il «subalterno» diventa dirigente e responsabile dell’attività economica di massa, il meccanicismo appare a un certo punto un pericolo imminente, avviene una revisione di tutto il modo di pensare perché è avvenuto un mutamento nel modo sociale di essere. I limiti e il dominio della «forza delle cose» vengono ristretti perché? perché, in fondo, se il subalterno era ieri una cosa, oggi non è piú una cosa ma una persona storica,

Cfr. Antonio Gramsci, op.cit., Q. 11, 12, pag.1747 


COSCIENZA E IDEOLOGIA

Gramsci riflette sul rapporto tra coscienza e ideologia presente in Marx già dall’Ideologia Tedesca (IT) [1845-1846, ma pubblicata in URSS nel 1932 nel V volume (I sezione) della MEGA (l’edizione delle opere complete di Marx ed Engels, la Marx Engels Gesamtausgabe), a cura di Vladimir V. Adoratskij] secondo cui gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici nel terreno delle ideologie, e che non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Pertanto struttura (“i modi di produzione” nell’IT) e sovrastruttura (la produzione delle idee e della cultura) costituiscono un insieme interdipendente. Ma il passo di Marx cui Gramsci fa spesso riferimento è tratto dalla «Prefazione» a ‘Per la critica dell’economia politica’, e suona, nella traduzione utilizzata da Gramsci: «Dal cambiamento della base economica risulta, presto o tardi, uno sconvolgimento di tutta la enorme soprastruttura. Quando si fa l’esame di tali rivoluzioni, occorre sempre distinguere il rivolgimento materiale – che può essere accertato con la precisione propria delle scienze naturali – nelle condizioni economiche della produzione – dallo sconvolgimento delle forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ideologiche insomma, nelle quali gli uomini prendono coscienza del conflitto e nel cui ambito lottano tra loro». Il passo è stato tradotto da Gramsci nei suoi esercizi di traduzione. V. ‘Quaderni del carcere’, ed. Einaudi 1975, Appendice, pp. 2358-2360.

 

La 'catarsi'

La formazione ‘molecolare’ della coscienza di classe non può che partire da una coscienza critica. Critica dell’ideologia dominante, in questo caso definibile come ‘falsa coscienza’. La ‘falsa coscienza’ produce una ‘doppia subalternità’: infatti il termine indica l’assoggettamento ideologico, usato per descrivere il modo in cui i vari gruppi subalterni della società accettano, assimilano e anzi difendono o promuovono attivamente idee che in ultima analisi agiscono contro i loro stessi interessi concreti e materiali. La formazione della coscienza di classe, consapevolezza del ruolo sociale e progettazione del rovesciamento rivoluzionario degli assetti dominanti, cresce come ‘ideologia’, cioè come concezione del mondo e della storia. Per cui ‘ideologia’, specularmente, diventa l’intelletto motore della coscienza, e questa, della prassi rivoluzionaria. Avviene quella che Carlos Nelson Coutinho ha definito “catarsi”, un “processo attraverso il quale una classe operaia supera i propri interessi economico-corporativi e si eleva a una dimensione universale (attraverso la mediazione del nazionalpopolare); ossia è il momento nel quale la classe smette di essere un puro fenomeno economico per convertirsi in un soggetto cosciente della storia”,

(C.N.Coutinho,  De Rousseau a Gramsci - Ensaios de Teoria Política, Boitempo,  p.161), sebbene i vari gradi di coscienza che i gruppi subalterni presentano, in quanto ‘disgregati’, spetta al soggetto politico rivoluzionario riunificare nella contesa egemonica.

 

"La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione. Le idee dominanti non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l'espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio". 

Marx - Engels, Opere Complete  1845-1846,  Editori Riuniti, 1972, Roma, vol. V pp. 44, 46.

Fu Engels ad usare per la prima volta il termine ‘falsa coscienza’ nell’accezione di assorbimento passivo di quello che poi Gramsci indicherà come ‘senso comune’ deleterio, ma  nello stesso tempo è un’accettazione che opera attivamente ovviamente nella diffusione di massa: "un processo che è compiuto, è vero, dal cosiddetto pensatore con coscienza, ma con una falsa coscienza". [Marx e Engels, Opere Complete (Carteggio 1893-1895), Engels a Mehring, Editori Riuniti, 1977, Roma, vol. L pag. 109].

 

"Legato alla contradditorietà della coscienza è il concetto di ideologia, di cui Gramsci coglie l'oscillazione semantica tra verità e distorsione e che sarà oggetto di un intenso dibattito nel marxismo prima e dopo la pubblicazione nel 1932 dell' Ideologia tedesca di Marx ed Engels.

Gramsci parte dall'affermazione di Marx nella Prefazione del '59 - che ribadisce in varie note dei Quaderni - secondo cui le ideologie sono il terreno in cui "gli uomini prendono coscienza dei conflitti economici". Nello stesso modo in cui distingue coscienze diverse, distingue anche tra ideologie organiche e ideologie arbitrarie, e opta per la prassi intesa come filosofia e come concezione organica del mondo, in una formula che acquisterà un posto preciso nel dibattito marxista, di cui Gramsci non poteva ovviamente essere pienamente consapevole.

Gramsci sostiene che l'ideologia, in quanto aspetto centrale della sovrastruttura, è un campo di lotta  - una "lotta incessante" (Q.3, 56, 337) - e, al suo centro, la filosofia della prassi come "piena coscienza delle contraddizioni" (Q.11, 62, 1487), come lotta e come volontà che può dar vita alla cultura, al senso comune, alla visione del mondo, alla "norma dell'azione collettiva" e quindi alla storia (Q.10, 17, 1255). "

Massimo Modonesi, Gramsci e il soggetto politico- Subalternità, autonomia, egemonia, Bordeaux ed., 2024, pag.68

 

- Si potrebbe dire che la coscienza rivoluzionaria che sfida l’egemonia del potere dominante, è anch’essa un processo ‘molecolare’ che si forma progressivamente: una coscienza che sfida il senso comune e le apparenze fenomeniche del sistema capitalista è coscienza critica che si alimenta della propria posizione di classe. L’”odio generico” che è presente anche nella coscienza politica, si trasforma in coscienza di classe. La spinta di questa trasformazione è il soggetto politico rivoluzionario.

 

LA COMPRENSIONE CRITICA DI SE STESSI

avviene quindi attraverso una lotta di «egemonie» politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell’etica, poi della politica, per giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale. La coscienza di essere parte di una determinata forza egemonica (cioè la coscienza politica) è la prima fase per una ulteriore e progressiva autocoscienza in cui teoria e pratica finalmente si unificano. Anche l’unità di teoria e pratica non è quindi un dato di fatto meccanico, ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nel senso di «distinzione», di «distacco», di indipendenza appena istintivo, e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione del mondo coerente e unitaria. Ecco perché è da mettere in rilievo come lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perché necessariamente coinvolge e suppone una unità intellettuale e una etica conforme a una concezione del reale che ha superato il senso comune ed è diventata, sia pure entro limiti ancora ristretti, critica.

Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, Q. 11, 12, cit., pag. 1744 e passim.

Le relazioni umane nel sistema capitalista, in un paradigma di civiltà basato sul feticismo delle merci (categoria marxiana del libro I de “Il Capitale”) sono intossicate dalla mediazione del denaro, che intossica anche le coscienze. Bisogna sfidare senso comune e conformismo di massa, in quanto la ‘falsa coscienza’, termine utilizzato da Engels nel suo carteggio con Mehring, legittima il potere della classe dominante. La formazione ‘molecolare’ di una coscienza critica di classe è la possibilità stessa di sovvertire la ‘formazione economico-sociale’ delle varie e dinamiche conformazioni che assume il sistema per riprodurre il suo dominio politico e sovrastrutturale. La possibilità di una contesa egemonica, come annota argutamente Gramsci, parte dunque da qui. Ed è una possibilità rivoluzionaria.

a cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia

 

vedi anche in questo blog

 

LA FORMAZIONE ‘MOLECOLARE’ DELLA COSCIENZA DI CLASSE IN ANTONIO GRAMSCI

 

 

TORNIAMO A GRAMSCI. E AL SOGGETTO POLITICO. RIVOLUZIONARIO. 





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