Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 6 gennaio 2025

IL CORAGGIO DELL’ UTOPIA “CONCRETA”

 

Gli ideali dell'anarchismo di Errico Malatesta e il comunismo libertario della 'next revolution'

«Io sono abolizionista e ritengo che una società che immagini di poter fare a meno del carcere sia una società dotata di grande maturità. Non dobbiamo dare per scontato che serva una struttura di quel tipo. Occorre ridurre al minimo l’uso del carcere e potenziare le misure alternative per dare la possibilità di inserirsi in un contesto territoriale, sociale, di comunità reintroducendo le persone a una vita reale». 

Ilaria Salis

Quello che afferma la compagna Salis, attivista libertaria dell’antifascismo militante, è il coraggio dei nostri ideali socialisti: l’utopia che diventa concreta attraverso l’azione politica. Ciò che sembra impossibile, diventa un traguardo raggiungibile attraverso una prassi rivoluzionaria. Le rivoluzioni, infatti, le hanno realizzate nella storia minoranze organizzate contro il senso comune veicolato dalle classi dominanti, come argomentava Gramsci, purchè avanguardie vere in senso leninista, cioè che sappiano coniugare le insorgenze con l’organizzazione, l’oggettività delle condizioni materiali con la soggettività politica della trasformazione rivoluzionaria.

“Siete dei sognatori”: no, siamo realisti, si rispose nel ‘68, vogliamo l’impossibile, dobbiamo cercarlo l’impossibile per renderlo possibile. Il giustizialismo e il forcaiolismo non sono mai stati ideali del socialismo, ma suoi avversari. / fe.d.

 

GIACOBINISMO, ANARCHISMO E LENINISMO e la ‘sinistra alla vaccinara’

 

Il settimanale anarchico Umanità Nova, fondato da Errico Malatesta e la rivista Jacobin Italia

 https://jacobinitalia.it

sono una sorsata d’aria pura nel panorama che ci circonda dei media liberal liberisti-giustizialisti con la coda alla vaccinara di certa ‘sinistra’ manettona e ormai priva di qualunque ideale anche a medio respiro oppure i soloni della geopolitica ‘strategica’. Personalmente ricordano la necessità storica del superamento della diatriba anarchismo-comunismo in nome dell’autodeterminazione popolare e dei subalterni, del giacobinismo nella dialettica spontaneità/organizzazione, insorgenza/rivoluzione nell’esperienza concreta del leninismo [se fosse possibile, conieremmo l’espressione più precisa di leninianismo (cioè “la lettera di Lenin”) ma purtroppo ortosintatticamente è orribile].

Un autore che si inserisce nel solco degli studi subalterni in Italia è Errico Malatesta da Santa Maria Capua Vetere. L’anarchico italiano, infatti, è autore di ‘dialoghi’ fondamentali per l’analisi subalternista e non solo per l’Italia, ma per statura internazionale-internazionalista,  in particolare “Al cae` - Discutendo di rivoluzione e anarchia“, e “Fra contadini”, entrambi editi da Fiaccola editrice nel 1972, ma oggi leggibili in edizione digitale in pdf (cfr. http://isole.ecn.org/ponte/mediateca/caff.pdf).

#subalternstudiesitalia ha già dedicato ad Errico Malatesta scritti e analisi.

vedi:

ERRICO MALATESTA: ISTRUZIONE E CULTURA ARMA DI CIVILTÀ PER GLI OPPRESSI

 

I DIALOGHI DI ERRICO MALATESTA SULLA PROSSIMA RIVOLUZIONE

 

Secretior philosophia. E oggi, Vanini può parlare?

 

 

LA COMMUNE è THE 'NEXT REVOLUTION'

 

 

 

 

Errico Gaetano Maria Pasquale Malatesta (Santa Maria Capua Vetere, 4_dicembre) 1853– Roma, 22 luglio 1932) è stato un anarchico e scrittore italiano, tra i principali teorici del movimento anarchico.

AMBROGIO. “Leggi severe ci vogliono e severamente applicate. Ma non basta. Colla forza soltanto non si tiene a lungo il popolo soggetto, massime coi tempi che corrono. Bisogna opporre propaganda, bisogna persuadere la gente che noi abbiamo ragione. (..) PROSPERO. “Che, che! Bisogna evitarla ad ogni costo la propaganda, soocare la stampa, con o senza o magari contro la legge... AMBROGIO. -- Questo sı`, questo sı`.

PROSPERO. -- Impedire ogni riunione, sciogliere tutte le associazioni, mandare in carcere tutti quelli che pensano...”

- Ambrogio è un magistrato. Prospero un “grasso borghese in tinto di economia politica ed altre scienze”. Personaggi di ‘Al cae` - Discutendo di rivoluzione e anarchia.’, dialoghi scritti dall’anarchico italiano Errico Malatesta, oggi leggibili anche in formato digitale per Ortica editrice, 2014, da cui cit.



Errico Malatesta in due fasi della sua vita: a sx è arrestato il 5 aprile 1877 come uno dei capi della banda del Matese, insieme a Carlo Cafiero. A dx direttore a Milano del settimanale Umanità Nova nel 1920.

Nello stesso anno fu arrestato e recluso nel carcere di San Vittore. Iniziò, insieme ai dirigenti libertari Armando Borghi e Corrado Quaglino, uno sciopero della fame che ne minò le condizioni fisiche, riducendolo quasi in fin di vita; lo sciopero venne sospeso dopo la strage del Diana (che Malatesta condannò) avvenuta il 23 marzo 1921 nel teatro Kursaal Diana di Milano, con 21 morti e 80 feriti. Liberato, fu fortemente impressionato dalle conseguenze umane e politiche della strage e pubblicò un articolo su Umanità Nova nel quale stigmatizzava gli atti di violenza indiscriminati:

Qualunque sia la barbarie degli altri, spetta a noi anarchici, a noi tutti uomini di progresso, il mantenere la lotta nei limiti dell'umanità, vale a dire non fare mai, in materia di violenza, più di quello che è strettamente necessario per difendere la nostra libertà e per assicurare la vittoria della causa nostra, che è la causa del bene di tutti,

da Umanità Nova, 8 settembre 1921.

 

I dialoghi di Malatesta sono intenzionalmente pedagogici e mirano a combattere la doppia subalternità, quella della posizione di classe, le materiali condizioni di vita e quella del passivo senso comune veicolato dalle classi dominanti parassitarie che coniano stereotipi e credenze e le trasformano in leggi di natura ‘immutabili’. Per cui, per questa via, sarebbe preclusa proprio dalla subalternità la strada alla rivolta.




“I signori che ci hanno levato tutto, dopo che ci han costretti a lavorare come bestie per guadagnare un tozzo di pane, mentre essi coi sudori nostri vivono senza far niente di buono, nelle ricchezze e nella crapula, dicono poi che noi, per essere uomini onesti, dobbiamo sopportare volentieri la nostra posizione e vederli ingrassare alle nostre spalle senza nemmeno fiatare. Se invece ci ricordiamo che siamo uomini anche noi, e che chi lavora ha diritto di mangiare, allora siamo farabutti; i carabinieri ci portano in carcere, e i preti per giunta ci mandano all’inferno.”

“hanno ridotto il popolo allo stato di un gregge di montoni che si lascia tranquillamente tosare e scannare. E voi vi mettete, coi signori per darci addosso?! Non basta che essi abbiano dalla loro il governo, il quale, essendo fatto dai signori e pei signori, non può non appoggiarli; bisogna dunque che i nostri stessi fratelli, i lavoratori, i poveri, si scaglino contro di noi perché vogliamo ch’essi abbiano pane e libertà”. 

Errico Malatesta, Fra contadini. Dialogo sull’anarchia. La fiaccola ed. 1972, cit. da ed. digit. Ortica, 2021, pag.4

“Che direste voi se i signori si volessero impadronire dell’aria per servirsene essi, e darne a noi soltanto un pochino e della più puzzolente, facendocela pagare con stenti e sudori? E la sola differenza tra la terra e l’aria è che per la terra hanno trovato il modo d’impossessarsene e dividersela tra di loro, e per l’aria no; che se ne trovassero il mezzo, farebbero dell’aria quello che hanno fatto colla terra.”

“La storia c’insegna che le condizioni del lavoratore sono state sempre miserabili e che, tale e quale come ora, chi ha lavorato senza sfruttare gli altri, non solo non ha mai potuto fare economie, ma non ne ha avuto nemmeno abbastanza per cavarsi la fame. Guardate gli esempi che avete sotto gli occhi: tutto quello che di mano in mano i lavoratori producono non va forse nelle mani dei padroni che stanno a guardare? Oggi uno compra per pochi soldi un pezzo di terra incolto e paludoso; vi mette degli uomini a cui dà appena tanto da non morir di fame d’un tratto, e resta ad oziare in città. Dopo alcuni anni, quel pezzo inutile di terra è diventato un giardino e costa cento volte quello che costava in origine. I figli del padrone, che erediteranno questo tesoro, diranno che essi godono per i sudori del loro padre, ed i figli di quelli che hanno realmente lavorato e sofferto, continueranno a lavorare e a soffrire.”

“Se i poveri s’intendono, sono essi i più forti.” “che danno si risentirebbe se sparissero i signori? Sarebbe come se sparissero le cavallette.”, ivi, pag. 12 





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