La
“questione meridionale”, su cui Gramsci scrisse pagine straordinariamente acute
nel 1926 (poi pubblicate nel 1930 sulla rivista teorica del PCd’I “Lo Stato
operaio“ edita a Parigi) può essere letta in termini di ‘modello’ sviluppista
deterministicamente ‘progressista’ o in termini di ‘paradigma di civiltà’. Da
cambiare, da trasformare, da rivoluzionare. Il Sud si è riposizionato. Ed è Sud
globale. I sud-diti insorgono. Ma non è questione di latitudine geografica, è
il pensiero radicale critico del capitalismo e dell’imperialismo che pone
all’ordine del giorno il riscatto delle classi subalterne dal dominio coloniale
delle élite, colonialismo esterno, dell’imperialismo occidentale atlantista
fautore di guerra, e del colonialismo interno, la secessione sotto la ridicola
retorica patriottarda dell’unità nazionale (la ‘nazione’, lo ‘Stato’!) mentre riproducono le diseguaglianze sociali
e l’egemonia del capitale finanziario. Attualità delle lezioni marxiste leniniste
e gramsciane.
ALLE
ORIGINI DEL “BLOCCO STORICO”
“Gli operai d'officina
e i contadini poveri sono le due energie della rivoluzione proletaria. Per loro
specialmente il comunismo rappresenta una necessità essenziale: il suo avvento
significa la vita e la libertà, il permanere della proprietà privata significa
il pericolo immanente di essere stritolati, di tutto perdere fino alla vita
fisica. Essi sono l'elemento irriducibile, la continuità dell'entusiasmo rivoluzionario,
la ferrea volontà di non accettare compromessi, di proseguire implacabilmente
fino alle realizzazioni integrali, senza demoralizzarsi per gli insuccessi
parziali e transitori, senza farsi troppe illusioni per i facili successi. Sono
la spina dorsale della rivoluzione, i ferrei battaglioni dell'esercito
proletario che avanza, rovesciando con l'impeto gli ostacoli o assediandoli con
le sue maree umane che sgretolano, corrodono con opera paziente, con indefesso
sacrificio. Il comunismo è la loro civiltà, è il sistema di condizioni storiche
nelle quali acquisteranno una personalità, una dignità, una cultura, per il
quale diventeranno spirito creatore di progresso e di bellezza. Ogni lavoro
rivoluzionario ha probabilità di buona riuscita solo in quanto si fonda sulle
necessità della loro vita e sulle esigenze della loro cultura. Ciò è
indispensabile comprendano i leaders del movimento proletario e socialista. Ed
è necessario comprendano come urga il problema di dare a questa forza
incoercibile della rivoluzione la forma adeguata alla sua psicologia diffusa.
Antonio Gramsci,
“Operai e contadini”, L’”Ordine Nuovo”, 2 agosto 2019
#subalternstudiesitalia
le origini della categoria di “blocco storico” e dell’analisi della #questionemeridionale
nel Gramsci ordinovista.
Copertina dall’ed. 2012
di CreateSpace Independent Publishing Platform
IV di cop. dall’ed.
Editori Riuniti del 1995 di “Alcuni temi della questione meridionale” scritto
nell’ottobre 1926
Il saggio di Giacomo
Tarascio su Historia magistra- Rivista
di storia critica a.IV, nr.9, 2012
Gramsci e la Questione
meridionale. Genesi, edizioni e interpretazioni
estratto
Alcuni temi della quistione meridionale rappresenta l’unico testo organico di Antonio Gramsci; scritto nel 1926 su pochi fogli senza alcuna cancellatura, vergati con lo stile deciso tipico del Sardo; il saggio, in quasi un secolo di vita, ha suscitato letture e discussioni sia storiografiche, sia politiche. I Temi, non a caso, furono concepiti nella contingenza politica, a partire da una piccola polemica che coinvolse alcune delle vette intellettuali più alte del meridionalismo italiano; la nascita dei Temi è da collegarsi al saggio-manifesto di Guido Dorso La Rivoluzione meridionale (1.)
(1) G. Dorso, La Rivoluzione meridionale.
Saggio storico-politico sulla lotta politica in Italia, Gobetti, Torino 1925, poi Einaudi, Torino 1945.
Secondo qualcuno i Temi possono
considerarsi come «una vasta ed
articolata recensione al libro dorsiano» (F.S. Festa, Introduzione, in G.
Dorso, La Rivoluzione meridionale. Saggio storico-politico sulla lotta politica
in Italia, Mephite, Atripalda 2003,
p. 104 n.).
[..]
Iniziato nell’ottobre del 1926, lo scritto venne
portato a sostanziale compimento prima dell’arresto, ed era probabilmente
destinato alla pubblicazione in una nuova serie de «L’Ordine Nuovo»
considerata, in quell’autunno, d’imminente uscita (2)
(2) F. Giasi, I comunisti torinesi e
l’“egemonia del proletariato” nella rivoluzione italiana. Appunti sulle
fonti di Alcuni temi della quistione
meridionale di Gramsci, in Egemonie, a cura di A. d’Orsi, Dante & Descartes, Napoli
2008, p.152 n.
Tuttavia, dato il carattere fondamentale che questo tipo di
pubblicazione aveva all’interno del progetto gramsciano di penetrazione
comunista nel Meridione, non è da escludere come destinazione del saggio una
nuova rivista destinata specificamente al mondo rurale, sulle orme di quella
che era stata l’esperienza de «Il Seme» (3)
(3) Quindicinale diretto ai contadini
fondato nel 1924; questa pubblicazione rientrava in un programma editoriale più vasto da articolare fra gli
strati contadini e le regioni italiane; tuttavia, tale programma non si
concretizzò a causa della censura fascista. «Il Seme», organo dell’Associazione di difesa dei contadini
poveri voluta da Gramsci e guidata da Giuseppe Di Vittorio, era sostenuto finanziariamente
dal Krestintern (l’Internazionale contadina facente capo al Comintern).
Il manoscritto di quattordici pagine dal titolo,
barrato e sostituito da quello universalmente noto (4),
(4)
L’evidente differenza di scrittura rende difficile pensare che sia stato lo
stesso Gramsci ad effettuare la correzione
Note sul problema meridionale e sull’atteggiamento nei suoi confronti dei comunisti, dei socialisti e dei democratici, fu recuperato a Roma nella casa di via Morgagni – l’ultima dimora del deputato Gramsci, presso la famiglia Passarge – da Camilla Ravera, su indicazione dello stesso Gramsci (5),
e da lei affidato a Palmiro Togliatti a Parigi nel marzo del 1927.
a
cura di Ferdinando Dubla, Subaltern
studies Italia
su Camilla Ravera vedi in questo blog
la
maestra CAMILLA, la segretaria del PCI
su Antonio Gramsci e la "questione meridionale"
(Peter Mayo)