Un giorno ricco di cultura, prospettive, progetti e tante speranze . Venerdì 21 gennaio a Taranto si è discusso in maniera ampia di come l’ Italia di oggi necessiti di un unico partito comunista – di tutti i comunisti-.
In occasione dei 90 anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia si è tenuta a Taranto la presentazione dell’associazione Politico- Culturale Marx XXI°; tema dell’iniziativa “ricostruire il partito comunista”. Se ne è parlato col compagno Andrea Catone (direttore della rivista “L’Ernesto”) che ha illustrato come in questi anni la presenza culturale dei comunisti, più in generale di tutta la sinistra, è andata via via dileguandosi, causando l’avanzamento delle destre e la perdita di identità di gran parte della sinistra italiana: senza alcun dubbio i comunisti hanno cercato di resistere a questo, ma le innumerevoli scissioni hanno reso il compito pressoché impossibile.
L’ associazione Marx XXI° nasce per rilanciare il concetto gramsciano di “intellettuale collettivo”, per svolgere un’ azione educativa, diretta e organizzata, per svolgere un ruolo fondamentale, di studio, ricerca e formazione permanente rivolta ai soggetti oggettivamente e soggettivamente antagonisti alle classi dominanti, i quali si formano, vengono formati e si autoistruiscono attraverso una militanza attiva, con la partecipazione convinta e motivata alle battaglie sul territorio a cui viene legato un respiro più grande, quello della lotta alle contraddizioni della società capitalista e alle conseguenze sociali dell’imperialismo, per sviluppare forti basi culturali di massa per un unico partito comunista. <
Ma quale partito comunista costruire in Italia? Lo stesso PCI ha avuto varie fasi, ricorda il compagno Ferdinando Dubla (storico del movimento operaio), senza alcun dubbio la fonte d’ispirazione deve essere il rinnovamento nella continuità che lo stesso Togliatti rilanciava più volte, <
In una fase storica caratterizzata dai partiti del leader, è necessario un partito in cui sia possibile discutere e ampliare il confronto, andando controtendenza rispetto alla fase attuale che spinge sempre più verso il presidenzialismo e il culto della personalità, dobbiamo invertire la rotta, c’è un disperato bisogno di invertire la rotta, e i nuovi mezzi di comunicazione ne sono un esempio, internet ma non solo, sono una dimostrazione di come ci sia bisogno di discutere tra noi in maniera collettiva, è tutto in fase embrionale, ma sta a noi saper coltivare tutto ciò.
Ricordando Lenin il compagno Fosco Giannini (direzione nazionale PRC) sottolinea l’importanza di contestualizzare i temi, uscendo da una pericolosa provincialità, trattare le varie problematiche con una dialettica più ampia <
Infine il compagno Giovanni Valente (direzione nazionale PdCI) ci ricorda l’importanza della militanza, il ruolo che ogni singolo iscritto al PCI svolgeva, e come invece oggi le cose siano cambiate, lasciando il posto purtroppo anche tra noi ai favoritismi e alle simpatie personali. <
Antonio Gramsci ha scritto, nell’”Ordine Nuovo” del 1 aprile 1925:
“Siamo una organizzazione di lotte, e nelle nostre fila si studia per accrescere, per affinare le capacità di lotta dei singoli e di tutta l’organizzazione, per comprendere meglio quali sono le posizioni del nemico e le nostre, per poter meglio adeguare ad esse la nostra azione di ogni giorno. Studio e cultura non sono per noi altro che coscienza teorica dei nostri fini immediati e supremi, e del modo come potremo riuscire a tradurli in atto.
Fino a qual punto questa coscienza oggi esiste nel nostro partito, è diffuso nelle sue fila, è penetrata nei compagni che ricoprono funzioni di direzione e nei semplici militanti che devono portare quotidianamente a contatto con le masse le parole del partito, rendere efficaci i suoi ordini, realizzare le sue direttive? Non ancora, crediamo noi, nella misura necessaria a renderci adatti a compiere in pieno il nostro lavoro di guida del proletariato. La scuola di partito deve proporsi di colmare il vuoto che esiste tra quello che dovrebbe essere e quello che è. Essa è quindi strettamente collegata con un movimento di forze, che noi abbiamo diritto di considerare come le migliori che la classe operaia italiana ha espresso dal suo seno. E’ l’avanguardia del proletariato, la quale forma e istruisce i suoi quadri, che aggiunge un’arma – la sua coscienza teorica e la dottrina rivoluzionaria – a quelle con le quali essa si appresta ad affrontare i suoi nemici o le sue battaglie. Senza quest’arma il partito non esiste, e senza partito nessuna vittoria è possibile.”
(a cura di Sarah Latorre, segr.prov.PdCI – Taranto)
Nessun commento:
Posta un commento