Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 7 aprile 2012

Via il governo dei licenziamenti

Tutti esodati con la controriforma del lavoro. Via il governo dei licenziamenti

di Giorgio Cremaschi



Se in una vasca ci sono tre buchi, due si tappano alla bell'è meglio e uno resta aperto, l'acqua continuerà a uscire da lì. Tutte le chiacchiere e i pasticci del Palazzo attorno all'articolo 18 si fermano sulla soglia della reintegra per il licenziamento economico. Lì il governo mantiene ferma la sua posizione: anche se il licenziamento economico è ingiusto non si rientra al lavoro. Come è evidente a tutti, ancor di più a coloro che fingono, questo è sufficiente per garantire la piena libertà di licenziamento. Soprattutto in un momento di crisi come questo. E' evidente infatti che se mettiamo assieme i dati sulla recessione, la crescita della disoccupazione, la caduta dei mercati della produzione, basterà la sola minaccia del licenziamento economico per indurre le lavoratrici e i lavoratori a contratto a tempo indeterminato ad accettare qualsiasi condizione di supersfruttamento.

La libertà di licenziamento economico rende ridicola l'affermazione che bisogna estendere i contratti a tempo indeterminato. Questi ultimi, infatti, diventano a termine più degli altri. In fondo, se vengo assunto con un contratto a termine c'è l'obbligo per chi mi assume di mantenermi fino alla scadenza. Con il licenziamento economico il contratto a tempo indeterminato può scadere in qualsiasi momento, appena ci sono delle difficoltà dell'azienda oppure una ristrutturazione, oppure un cambio di reparto, oppure un cambio di mansione. Cioè, il contratto a tempo indeterminato, diventa un contratto precario come tutti gli altri.

Questa è la sostanza della decisione che il governo è andato a vendere in Europa e nel resto del mondo, presentandola, giustamente, come una misura che rende il lavoro ancora più mercificato. Berlusconi lo diceva gualche anno fa nel suo modo volgare. Venite a investire in Italia che c'è il lavoro più flessibile e le segretarie più carine. Monti, sobriamente, dice le stesse cose. Nello stesso tempo l'Europa, nei suoi documenti riservati, ci dice che cento miliardi di tagli alla spesa pubblica e sociale, nonché di tasse in più, probabilmente non basteranno, vista la recessione. Dunque la crisi è destinata a continuare, proprio a causa della politica economica del governo Monti e degli altri governi europei che continuano a perseguire a tutti i costi l'austerità. (...)


Come abbiamo detto nella manifestazione di Milano e come dobbiamo ribadire in tutti i modi, Monti se ne deve andare. Dobbiamo mandarlo via perché il suo programma è socialmente catastrofico e proprio per questo, se perseguito, produrrà con una terribile reazione a catena le ragioni di altri interventi dello stesso segno. Quello che è successo in Grecia, dove più hai tagliato, più hai dovuto continuare a tagliare.

Bisogna quindi cominciare a fermarli, e facciamolo allora sulla controriforma del lavoro. Partiamo da qui. Smascherando il colossale imbroglio della volontà di licenziamento, che chiude il ciclo iniziato con l'innalzamento a quasi 70 anni dell'età pensionabile. Il 13 aprile Cgil Cisl e Uil portano in piazza gli esodati truffati dal governo. Ma se passerà la controriforma del lavoro saremo tutti esodati o esodabili. Chi non sarà più coperto dalla mobilità e dalla cassa integrazione, dovrà arrangiarsi con un anno, un anno e mezzo di indennità di disoccupazione. A questi si aggiungeranno coloro che saranno licenziati uno per uno per ragioni economiche. Coloro che continueranno a subire il ricatto dei 46 contratti precari che resteranno tutti, ma proprio tutti, in vigore. Sì, questo governo affronta la crisi con i licenziamenti e, con buona pace di quanto afferma lo stesso Presidente della Repubblica, così aggrava la crisi invece che risolverla. Per questo dobbiamo continuare a scendere in piazza finché non se ne va.

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