Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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lunedì 14 gennaio 2013

Intervista ad Antonio Ingroia: «Non dobbiamo distruggere la politica ma ricostruirla»


Antonio Ingroia non ha certo bisogno di presentazioni. Già pm presso la Procura di Palermo e in prima linea nella battaglia contro quello Stato infedele accusato di aver trattato occultamente con la mafia, è ora uno dei protagonisti della campagna elettorale con la sua lista Rivoluzione Civile, sostenuta da movimenti come “Cambiare si può” nella stragrande maggioranza dei suoi aderenti, da altre realtà di base e dall’ampia ma frammentata galassia dei partiti della sinistra antagonista, come Rifondazione comunista, il Pdci, l’Italia dei Valori e i Verdi. Sono ore febbrili per l’ex pm, ore in cui si sta velocemente decidendo la composizione delle liste e dunque non è stato facile trovare il tempo per parlare con lui. Lo abbiamo bloccato telefonicamente tra un impegno e un altro.




Dottor Ingroia, una prima domanda di carattere storico politico. In questi ultimi venti anni è stata Rifondazione comunista a ricoprire un po’ il ruolo di partito di opposizione, sia pure con parentesi governative non troppo fortunate. Ora questo partito, come altri della sinistra antagonista, si è trovato ad affrontare questo appuntamento elettorale in condizioni critiche. Il suo arrivo dunque può e potrà avere anche nel futuro la funzione di rafforzare e rivitalizzare uno schieramento politico che pur avendo di fronte a sé ampi spazi da riempire, non riusciva più a rappresentare come si doveva determinati settori della società e determinate esigenze. Lei si ritrova dunque ad avere una grossa responsabilità. Che ne pensa?

Certamente in questa ultima legislatura si è sentita l’assenza in Parlamento di forze politiche che rappresentassero certi diritti e determinate battaglie portate avanti da un pezzo della società italiana. E’ mancata una tutela forte ed intransigente dei diritti sociali di quei cittadini mortificati e compressi dalle politiche liberiste. Il senso di questa nuova iniziativa politica è appunto di rappresentare al meglio anche questi interessi. E sono convinto che riusciremo a farlo nel migliore dei modi.



I partiti sono stati al centro dell’attenzione anche a sinistra. Poco graditi da “Cambiare si può”, o almeno da alcuni rappresentanti di quel movimento, si sono visti chiedere un passo indietro anche da lei. Ma che ruolo possono ancora giocare oggi e domani all’interno di uno schieramento come quello che si sta delineando?

Io sono convinto che i partiti siano una risorsa comunque. Ma quali partiti? Certo la loro fama e la loro reputazione tra i cittadini, soprattutto in questa ultima pessima legislatura parlamentare, è molto peggiorata. Ma io credo che l’indignazione sociale e politica, che talvolta si è trasformata in vera e propria rabbia dei cittadini nei confronti della politica autoreferenziale, sorda agli interessi che venivano dal basso, vada reinterpretata e ricostruita con quella buona politica rappresentata da alcuni partiti che dentro ma anche fuori dal Parlamento hanno comunque rappresentato questi interessi. Non dobbiamo distruggere la politica ma appunto ricostruirla mettendo insieme le risorse e le energie migliori dell’impegno civile e politico per arrivare ad una sintesi; proprio quella che stiamo cercando di costruire con Rivoluzione Civile.



Due parole su “Cambiare si può”. Indubbiamente ha avuto il merito, prima della sua candidatura, di scuotere un po’ quelle acque ferme di cui parlavamo prima. Poi il suo arrivo ha cambiato un po’ le carte in tavola anche se la stragrande maggioranza di chi ha firmato quell’appello ha sostenuto Rivoluzione civile e oggi, per esempio, in una assemblea romana si è auspicato il mantenimento di un rapporto tra una augurabile futura rappresentanza parlamentare di Rivoluzione civile e questa istanza di base. Qual è la sua valutazione?

Senz’altro è stata ed è una esperienza importante e direi essenziale per questo processo proveniente dal basso di risveglio politico di una società civile spesso rifugiatasi soltanto nella critica distruttiva che invece attorno al progetto di “Cambiare si può” ha cominciato a costruire una proposta politica nuova. Purtroppo ha trovato un inciampo nell’accelerazione dei tempi dovuta alle elezioni anticipate. Certamente se la legislatura fosse arrivata alla sua scadenza naturale quel processo politico anche di selezione delle candidature maturate dal basso forse sarebbe potuto arrivare in porto. E questa accelerazione ha anche determinato la proposta politica del manifesto “Io ci sto” nel quale io ho deciso di mettermi in questa analoga iniziativa di richiamo della società civile necessariamente con una compressione dei tempi che ha determinato qualche difficoltà di coordinamento tra il processo di formazione delle liste e il processo di maturazione delle candidature di “Cambiare si può”. Ha determinato, e ne capisco le ragioni, anche delle critiche che sono venute da parte del movimento, ma credo che vada apprezzato il fatto che la stragrande maggioranza degli aderenti, senza ideologismi pregiudiziali e con senso politico e laico, ha compreso quali ragioni politiche mi hanno indotto ad accelerare un po’ i tempi e ci siamo incontrati. Dopo il referendum virtuale di “Cambiare si può”, positivo e favorevole ad accompagnare il percorso di Rivoluzione civile, ho avuto incontri costanti, contatti telefonici con tutte le realtà territoriali di questo movimento dove sono maturate tantissime candidature che vengono dai territori, dal basso, dalle assemblee, tutte molto condivise, che ho raccolto e sto assemblando con l’intento di arrivare ad una faticosissima sintesi tra le candidature maturate dalla società civile, anche di persone impegnate in battaglie importanti, e le proposte che vengono dai partiti. E su questo stiamo lavorando velocemente in queste ore. Avevo detto che avremmo atteso fino a fine settimana perché stanno ancora arrivando molte mail con nuove proposte. Insomma lavoreremo giorno e notte per completare le liste cercando di raggiungere quell’equilibrio giusto e dosato rendendole così credibili per chi si sta aspettando grandi cose da questa Rivoluzione civile.



Lei fa continui appelli al Pd da un lato e al Movimento 5 Stelle dall’altro. Però il primo sembra guardare Monti sempre di più portando anche Vendola su questa posizione di disponibilità al dialogo con il premier; e dall’altro c’è un Grillo che addirittura ha aperto le porte a CasaPound. Mi sembra insomma un po’ difficile parlare con questi due protagonisti, sia pure molto diversi, della scena politica italiana….

Anche se sono un neofita della politica, e forse proprio per questo, mi regolo e mi comporto non dentro la logica dello scontro politico che ha caratterizzato la politica in questi ultimi anni, ma con la logica con la quale mi sono sempre comportato da magistrato. E cioè aperto al dialogo e al confronto ovviamente con chi si può dialogare e ci si può confrontare e non certo con chi è fautore di linee politiche da noi lontanissime. Quindi conosco bene gli errori che si moltiplicano in queste formazioni politiche a noi vicine. E in particolare mi dispiace leggere in queste ore le dichiarazioni che evidentemente per ragioni di opportunità e di tattica politica ha, diciamo così, dovuto fare Nichi Vendola, del quale ho apprezzato, fino a pochi giorni fa, l’apertura nei nostri confronti. Ma evidentemente il Pd sembra non sentirci da questo orecchio e non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire, continuando così a guardare questo centro che in realtà centro non è ma è semplicemente una destra riverniciata da un apparente modernismo. E finisce così in questo modo per tradire gli ideali di quel patrimonio culturale ed etico che caratterizza la base democratica che certamente non gradisce questa scelta. E però, proprio per questo, non mi stancherò mai di ricordare i volti, le facce, le passioni di tanti elettori e militanti del Pd ai quali quella porta non chiuderò mai. Per quanto riguarda Grillo conosco bene le battaglie su temi importanti che il M5S ha al centro dei suoi interessi, ma conosco anche le estemporaneità di certe sue battute e prese di posizioni che non condivido e non potrò mai condividere. E tra queste c’è quella alla quale lei ha fatto riferimento.



E’ preoccupato per questa faccenda delle liste civetta? Oggi Grillo ha detto che se non sarà accolto martedì il suo ricorso si ritirerà dalla competizione elettorale.

Parliamoci chiaro. Capisco che Beppe Grillo, di fronte anche ad un certo oscuramento del messaggio politico di cui lui è stato vittima come, e ancor di più, siamo stati vittime noi, alzi un po’ i toni della polemica e della preoccupazione. Ma se siamo ancora, e io credo che lo siamo, in un Paese civile e democratico, il ricorso che Grillo ha presentato o sta presentando da una parte, e che noi stiamo presentando con i nostri legali dall’altra, non può che essere accolto. E Grillo sa che il suo simbolo sarà tutelato dalla legge, come è bene che sia, e noi anche sappiamo che il nostro deve essere allo stesso modo tutelato mentre devono essere cancellati altri simboli. Abbiamo le prove perfino fotografiche e in video della conferenza stampa quando ho presentato il mio simbolo e nessuno potrà mai provare di avere pensato od ideato appunto il mio simbolo prima che l’abbia fatto io.   Fonte: Liberazione.it (13/01/2013)
Autore: Vittorio Bonanni

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