cit. da Edoardo Puglielli, “Dina Bertoni Jovine interprete di Gramsci”, in “Pedagogia più didattica”, vol.5, nr.2, ottobre 2019, rivista Erickson
“Anche la spontaneità, dunque, è condizionata dai contesti sociali e di vita degli individui. L’autonomia, pertanto, non può scaturire dalla spontaneità, ma è il risultato di un lungo processo, è una graduale conquista che si realizza attraverso l’impegno e la disciplina. Occorre perciò, nell’istruzione scolastica, vincere la resistenza allo sforzo, non eliminare lo sforzo. Una scuola «in cui si abituino i fanciulli alla faciloneria, all’approssimazione, con l’esclusione dal loro lavoro di ogni esigenza di sistemazione organica e quindi di ogni disciplina mentale, non può costituire la base» di una scuola «formatrice di cultura valida» (Bertoni Jovine, 1976a, pp. 379-380). Eliminare lo sforzo dalla vita educativa significherebbe mortificare proprio le «attività umane più vere», significherebbe porre «il fanciullo in balia di interessi e di suggestioni occasionali, effimeri, superficiali», ritardando in lui la «capacità di partecipare alla lotta umana più significativa e di affermarsi nel superamento di sé. Gramsci considera lo sforzo come necessario in ogni opera educativa valida» (Bertoni Jovine, 1977d, p. 415).
----------
Bertoni Jovine D. (1976a), Le spine della scuola unica. In D. Bertoni Jovine, Storia della didattica dalla legge Casati ad oggi, a cura di A. Semeraro, 2 voll., Roma, Editori Riuniti.
Bertoni Jovine D. (1977d), Gramsci: lotta tra due tipi di cultura. In D. Bertoni Jovine, Principi di pedagogia socialista, a cura di A. Semeraro, Roma, Editori Riuniti.
Su Dina Bertoni Jovine, leggi il mio contributo “Pensiero pedagogico” per wiki
https://it.wikipedia.org/wiki/Dina_Bertoni_Jovine (fe.d.)
-----------
(..) l’educazione viene a configurarsi come una lotta. L’individuo, infatti, «nasce in una società determinata» e, grazie alla capacità egemonica di direzione morale e intellettuale della classe al potere, «assorbe consuetudini, tradizioni, miti e pregiudizi» (Bertoni Jovine, 1977e, p. 417) funzionali alla riproduzione di quella determinata società. E a differenza di tutte la altre filosofie, «la filosofia della praxis non tende a mantenere i “semplici” nella loro filosofia primitiva del senso comune, ma invece a condurli a una concezione superiore della vita» (Gramsci, 1975, Q. 11, p. 1384). Compito della filosofia della praxis è allora quello di realizzare attraverso l’azione educativa una «lotta contro il senso comune per trasformare la “mentalità” popolare» (Gramsci, 1975, Q. 10, p. 1330) e diffondere la nuova concezione culturale emancipativa. L’educazione viene così a configurarsi come una «lotta contro» e una «lotta per»:
è una «lotta contro il senso comune», una «lotta contro le concezioni date dai diversi ambienti sociali tradizionali» (Gramsci, 1975, Q. 12, p. 1535), una lotta contro «la concezione “magica” del mondo e della natura che il bambino assorbe dall’ambiente “impregnato” dal folklore» (Gramsci, 1975, Q. 4, p. 498);
è una lotta per trasformare la mentalità popolare secondo una nuova concezione del mondo, una lotta per diffondere tra le masse una «concezione superiore della vita».
In estrema sintesi, nell’ambito del conflitto tra classi sociali tipicamente moderno l’educazione viene a definirsi come una lotta tra due concezioni del mondo: «la concezione del mondo data dall’ambiente tradizionale» (Gramsci, 1975, Q. 4, p. 485), conformista, ideologica e adattiva, e la concezione culturale impartita alla luce della filosofia della praxis (trasformativa, autonoma ed emancipativa poiché capace di individuare «un maggior numero di possibilità e quindi di libertà e di scelte rispetto alle determinazioni ambientali»).
La filosofia della praxis, spiega Massimo Baldacci, vede il rapporto uomo-ambiente in termini dialettici: «è l’uomo che modificando l’ambiente determina le circostanze che a loro vola lo influenzano, quindi in ultima analisi è l’uomo che trasforma se stesso mediante la modificazione della realtà, ossia attraverso la “prassi rivoluzionaria”» (Baldacci, 2017, pp. 179-180). L’educazione, pertanto, non deve essere una resa all’ambiente. Suo compito «non è quello di porsi in continuità con il contesto sociale, riproducendo il senso comune che lo pervade, bensì quello di assumere un atteggiamento dialettico rispetto ad esso, guidando i discenti verso una cultura superiore» (Baldacci, 2017, p. 180). L’educazione, «in quanto lotta contro il senso comune, rappresenta un processo dialettico in grado di rivoluzionare la mente. Ossia, in Gramsci, “l’educazione deve farsi dialettica rivoluzionaria della mente”: essa lotta contro lo “status quo” (il folklore e/o il senso comune assimilato acriticamente dall’ambiente) per creare un “nuovo ordine mentale” (un pensiero di tipo superiore). Detto diversamente, si tratta di realizzare una “riforma intelletuale e morale”» (Baldacci, 2017, p. 180). Ogni trasformazione della realtà, del resto, non può che essere preceduta e preparata da un cambiamento della cultura e della mentalità.
Anche a giudizio di Dina Bertoni Jovine, «quanto c’è ancora di magico, di superstizioso, di arretrato e irrazionale nella concezione del mondo» che «il fanciullo può assorbire dall’ambiente» in cui vive «deve essere corretto dalla scuola per mezzo di una più moderna cultura scientifica e storica» (Bertoni Jovine, 1977d, p. 410). La scuola, in altre parole, ha il compito di correggere quanto di irrazionale vi è in una «concezione del mondo “imposta” meccanicamente [ai subalterni] dall’ambiente esterno» e a cui essi partecipano «senza averne consapevolezza critica» (Gramsci, 1975, Q. 11, p. 1375). Si tratta di correggere un vero e proprio «squilibrio che si crea a danno della razionalità» causato da un’«educazione abbandonata all’immediatezza» (Bertoni Jovine, 1977d, p. 411) e alla spontaneità (..)
Gramsci A. (1975), Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi.
Baldacci M. (2017), Oltre la subalternità. Praxis e educazione in Gramsci, Roma, Carocci.
Bertoni Jovine D. (1977d), Gramsci: lotta tra due tipi di cultura. In D. Bertoni Jovine, Principi di pedagogia socialista, a cura di A. Semeraro, Roma, Editori Riuniti.
Nessun commento:
Posta un commento