giovedì 9 gennaio 2020
NOSTRO DOVERE E’ RESISTERE (e quando possibile contrattaccare)
bella riflessione del prof. Angelo D’Orsi sul caso politico-giudiziario di Nicoletta Dosio
“Per la persona onesta, il solo posto giusto in una società ingiusta, è la galera”. Ecco il pensiero, di Henry David Thoreau, il grande teorico della disobbedienza civile (correva l’anno 1849), da lui proposta come arma di lotta contro il potere ingiusto: un pensiero che mi ha attraversato la mente alla notizia dell’arresto di Nicoletta Dosio, e del suo trasferimento in carcere. Non mi pare di dover aggiungere altro, se non che Nicoletta Dosio ha dato una lezione a tutti. Cerchiamo di farne tesoro, in questi tempi amari e difficili che stiamo attraversando e che, con il 2020, dubito potranno migliorare.
Ma il nostro dovere, il compito che dobbiamo assumere sulle nostre spalle, se vogliamo essere dalla parte degli umiliati e offesi di dostoevskiana memoria, degli schiacciati dai grandi potentati finanziari, degli oppressi da mille forme di ingiustizia, il nostro dovere è resistere, e quando possibile contrattaccare, lavorando sul lungo periodo, studiando e organizzando la contro-egemonia, dal basso. Con tutte le conseguenze, spesso pesantissime, come la galera, pressochè inevitabili in una società fondata sul rovesciamento dei valori: i giusti in prigione, i gaglioffi a piede libero; i cialtroni politici che occupano permanentemente ogni spazio di comunicazione, mentre le persone serie sono obbligate al silenzio; gli asini sulle poltrone ministeriali, i competenti a subirne le volontà; gli ultra-ricchi che si arricchiscono incessantemente, i poveri che si impoveriscono, penosamente...
Occorre, dunque, essere consapevoli che i comportamenti, personali e politici, fondati sul rigore morale, sulla serietà politica, sulla coerenza intellettuale, sono destinati alla sconfitta, probabilmente, la sconfitta di chi combatte ad armi impari: loro forse vinceranno e se vinceranno sarà perchè "hanno la forza", ma non la ragione, come un altro grande filosofo e scrittore, Miguel de Unamuno ebbe a dire (era il 12 ottobre 1936) quando una masnada di fascisti, al comando di Millan Astray, complice di Francisco Franco, assetati di sangue, desiderosi di distruggere e ostentare la propria ignoranza, fecero irruzione nell'aula magna dell'Università di Salamanca, una delle più antiche del mondo, di cui Unamuno era rettore, urlando "Viva la muerte! Abajo la inteligencia!". Unamuno si salvò per un soffio dal linciaggio. Fu destituito e morì, davvero di dispiacere, la sera del 31 dicembre, di quell'anno.
Due insegnamenti importanti e trascurati, quelli di Thoreau e di Unamuno, di cui Nicoletta Dosio con la sua coerenza ci restituisce se non l'attualità, certo la necessità: una difficile necessità, ma solo esempi alti ci possono aiutare a vivere onorevolmente, e a combattere senza paura. Lavorando magari non con la prospettiva di essere tra i vincitori dell'oggi, ma nella ferma convinzione di esserlo domani. Almeno idealmente, perché molti di noi, certo chi scrive, quel domani non lo vedranno. Ma questo non deve indurci ad abbandonare l'impegno e la lotta. Il nostro motto deve essere lo stesso lanciato da un giornale realizzato clandestinamente da un manipolo di uomini a Firenze, nel 1925, contro il fascismo trionfante: "Non mollare".
Auguri a tutti noi. O detto altrimenti, a coloro che condividono questi pensieri...”
Angelo D’Orsi, 31 dicembre 2019
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