Ma come è possibile che personaggi come quelli che pullulano in tutte le redazioni giornalistiche (della carta o radiotelevisiva, o del web) siano professionalmente degli “opinion maker”? ossia coloro che costruiscono e indirizzano l’opinione pubblica, obnubilandola, deformando la verità dei fatti, imbottendo i crani delle persone di verità prefabbricate, “ad usum”… E inevitabilmente ci si chiede: ma “ci sono o ci fanno”? Ovvero, detto in modo più forbito: la loro è mera incompetenza politologica, ignoranza della storia e della geografia, magari accompagnate dal pregiudizio ideologico (compresa una punta di razzismo, verso i “barbari” islamici)? O si tratta semplicemente di servidorame? Di “pennaruli”, come si dice a Napoli, che vendono la loro penna a un padrone, scrivendo ciò che viene loro ordinato; spesso andando anche oltre? Avendo l’animo servile, possono spingersi assai più in là di quanto i loro padroni si attendono, diventando, ridicolmente, pateticamente, più realisti del re. Leggere quanto scrivono in questa come in altre occasioni non tutte ma la maggior parte delle “grandi firme” del “Corriere della Sera”, della “Stampa”, de “la Repubblica”, dei vari TG e programmi radiofonici, costituisce il maggior incentivo a spegnere apparecchi radio e televisori, a non comprare più un quotidiano (con l’eccezione del “Manifesto” e per la politica estera, francamente, almeno in pare “Avvenire”, e “Il Sole 24 Ore”). Si salvano, insomma, in pochissimi, come Alberto Negri, o Nicola Pedde (Direttore dell’Institute of Global Studies) o Fulvio Scaglione, su “Famiglia Cristiana”, che tanto fa arrabbiare Salvini, dunque è sulla buona strada.Rimane il problema del divario tra un gigantesco apparato di propaganda che ci sovrasta, e sempre più ridotte aree di libero pensiero, isole di informazione non precostituita dai manutengoli di “lor signori”, sommerse da un mare di menzogna. E ci si sente davvero impotenti, sempre più isolati, frammentati, vinti.
Eppure dobbiamo resistere. Non mollare, come scrivevo solo pochi giorni or sono: non abbandonare un lavoro tenace e perseverante di “controinformazione”, che in realtà è vera informazione. Quanto meno insinuare il dubbio nelle granitiche certezze propalate via video, via microfono, via carta stampata, via web: usiamo anche noi, ossia coloro che “non la bevono”, il web, il microfono, il video, la stampa, se ci consentono di farlo, per gridare sui tetti la verità. Oggi la verità da gridare è questa: l’uccisione del generale Solemaini è stato non sol un crimine gravissimo, sul piano internazionale, ma altresì un atto sconsiderato che rischia di innescare un conflitto di proporzioni gigantesche. Una delle principali conseguenze, lo sappiano Salvini e la sua fedelissima Maria Giovanna Maglie, sarà una gigantesca ondata di profughi. Chiuderemo i porti, blinderemo le frontiere, dispiegheremo l’esercito nelle città, faremo nuovi “decreti sicurezza”…? E poi? Dichiareremo guerra all’Iran, accanto agli yankees?
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