La
catacresi, l’estensione del significato di un termine oltre i limiti della
proprietà della cosa rappresentata dalla parola, è una figura retorica, un
gioco linguistico. “Questa notte la luna mi parla”. Bella immagine poetica, ma
catacretica, perché la luna non parla. La catacresi, in latino abusio, abuso
del linguaggio appunto, nella dialettica significante/significato. La catacresi
è il legame esistente tra ciò che si autodefinisce e viene nominata dai suoi
avversari politici “sinistra”, il “politicamente corretto”, la woke culture e
il capitalismo ‘woke’. Il principe non deve baciare Biancaneve: è abuso. E guai
a metterlo in discussione. Al bando, fuori la legalità, l’inquisizione è woke.
Il capitalismo ‘woke’, a nostro modo di vedere, impernia molta pubblicità, la
forma di persuasione mercantile che si impone alle grandi masse. L’ Eni, che
con i suoi pozzi distrugge le testimonianze della civiltà contadina in
Basilicata e contribuisce all’inquinamento di Taranto, tanto per fare un
esempio, ha nelle sue campagne la pulita energia del futuro, legandosi così al
senso comune delle battaglie ambientaliste. O le banche, cuore dell’egemonia del
capitale finanziario, il parassitismo mediatore dell’estorsione di plusvalore:
amano l’arte, finanziano restauri, sponsorizzano opere. Vanno cioè incontro al
‘socialmente corretto’, che diventa il ‘politicamente corretto’. Si cui si
fonda l’impalcatura di quella che viene mediaticamente appellata ‘sinistra’. Ma
che sinistra non è se non per gioco linguistico. La catacresi, appunto. Temi
presenti nelle modalità del suo tempo anche nelle analisi del filologo Gramsci:
tra le sue categorie analitiche più importanti ci sono infatti quella di ‘senso
comune’ e ‘conformismo’ di massa.
La
catacresi. Della ‘sinistra’. Annega nella woke culture, del ‘politicamente
corretto’ del conformismo borghese e della piccola borghesia declassata. Del
senso comune di massa che indica il dominio, il potere e il suo segno di
classe, come ci ha insegnato Gramsci. Non può esistere sinistra borghese,
esiste una borghesia che si crede di ‘sinistra’. Perorando cause di diritti già
universali per renderli ‘legalmente riconosciuti’, ma senza lotta di classe.
Diritti e tutele sociali rischiano così di non incontrarsi mai. Il ‘vokismo’ è
diventato uno strumento del capitalismo imperialista. Ecco perchè critichiamo
la stessa Sahra Wagenknecht, fondatrice
e leader del partito BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht, cioè un partito
personale!) e il suo libro “Contro la sinistra neo liberale”, Fazi, 2022.
Bisognerebbe scrivere correttamente ‘sinistra neoliberista’. Che è un ossimoro.
O sinistra, o neoliberisti. Non esiste una sinistra ‘alla moda’. È accettare
che il termine "sinistra" ricalchi lo stereotipo coniato dall’egemonia
capitalista del senso comune guidato dalla destra politica. Non è sinistra la
palude centrista neoliberista. La sinistra, o è di classe o non è. La sinistra
o è antagonista o non è. Comunisti, socialisti, anarchici, devono nuotare in
questa sinistra. Formarla, soprattutto. / fe.d.
Due libri importanti
per l'analisi della 'woke culture' e del 'capitalismo woke'
L’INQUISIZIONE
NON È PIÙ “SANTA”
La categoria gramsciana
di ‘senso comune’ incrocia il conformismo di massa per il tramite
dell’influenza del potere politico e dei suoi strumenti di persuasione ed è
compito proprio della coscienza di classe penetrare la coltre dell’apparenza nel
rapporto lessico-significato. La cultura ‘Woke’ e il ‘politicamente corretto’
si situano oggi allo stesso livello di potenza dei mezzi della comunicazione
diffusa, sui social, in rete. L’”anomia” di Durkheim diventa l’ombra di un
‘grande fratello’. Le percezioni individuali una non più santa ma comunque
terribile inquisizione e l’azzeramento della discussione collettiva in nome di
assiomatiche asserzioni giocate su un lessico che permea dal senso comune i
suoi significati. Il totalitarismo del neoliberismo permea così i valori
relativi come assoluti, nell’”ordine naturale delle cose”. Ma c’è anche un
limite in questa analisi: la dialettica struttura-sovrastruttura viene
‘rovesciata’ (è il caso di utilizzare il termine hegeliano ma nella circolarità
dialettica di segno marxiano) illudendosi di un ‘binario parallelo’ fra diritti
individuali e tutele sociali. Non è così, perchè solo le più forti delle tutele
sociali determinano i diritti individuali nella dimensione collettiva.
- Andrea Zhok, “La profana inquisizione e il regno dell'anomia. Sul senso storico del «politicamente corretto» e della cultura woke”, Il Cerchio, 2024
Andrea Zhok è filosofo
e professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale all'Università degli
Studi di Milano.
Il tema del libro ruota
intorno al politicamente corretto e alla profana inquisizione, che ha le stesse
caratteristiche di quella santa, salvo l'assenza di ispirazioni
teologico/confessionali: la profana inquisizione, infatti, si ispira
all'istanza anomica. E qui si arriva all'altro tema principale dello scritto:
il concetto di anomia. Coniato dal sociologo Emile Durkheim, il termine indica
un disorientamento di ordine valoriale e etico, un'assenza di direzione che
guida la società, visibile, già ai suoi tempi, soprattutto nelle città
occidentali. "Oggi questa forma culturale ha raggiunto un carattere
egemonico - ha scritto Zhok - E' diventata un'ideologia estremamente influente
nella componente della popolazione che ha le leve della cultura e dei media e
che, quindi, ha la possibilità di influenzare l'opinione pubblica".
Cioè, un’élite
funzionale alle classi dirigenti e ai gruppi di potere che corrodono la
democrazia sostanziale.
- Infine: la critica
radicale al capitalismo può portare ad un’escatologia salvifica di un’apocalissi
culturale? È questo il comunismo? Ma l’apocalissi non è solo culturale, è il
rischio immanente conseguenziale del conformismo di mercato. E del mercato
politico.
CAPITALISMO WOKE [1]
Carl Rhodes,
“Capitalismo woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia”, Fazi,
2023 - [pp.314]
dalla prefazione di
Carlo Galli - estratto
- woke è il
progressista mainstream che ipocritamente ostenta virtù civili per essere alla
moda e che conformisticamente si colloca nella parte “giusta” della società, per
stigmatizzare gli “altri”.
- la società è un unico
magma informe, in cui i poteri forti sono quelli delle corporations, non certo
quelli politici. È questo lo scenario del neoliberismo maturo, naturalmente, in
cui le grandi aziende, i loro AD, danno per scontato che lo Stato abbia fallito
nel risolvere determinate questioni sociali e che tocchi all’economia gestirle
o direttamente oppure sponsorizzando movimenti politici di massa come, ad
esempio, Me Too, Black Lives Matter, o le cause ambientali. Non più quindi i
vecchi investimenti culturali nei grandi musei e nelle grandi biblioteche
fondate nel Novecento dai “baroni ladri” ritiratisi in pensione, ma nuovi
investimenti sociali delle aziende, che vogliono surrogare la politica.
L’economia non si limita a invadere l’intera società, ma si sostituisce
direttamente allo Stato.
- Sono cause meritevoli
sì, ma simboliche o morali, ed economicamente innocue: hanno a che fare con
diritti civili, non con diritti sociali strutturali, legati ai rapporti di
potere tra capitale e lavoro. Rispetto ai quali funzionano come un diversivo:
in ogni caso, l’attivismo aziendale le fa diventare cool, le integra nel
discorso mainstream. È questa, del resto, la direzione prevalente delle
politiche orientate “a sinistra” in età neoliberista.
- il capitalismo compra
tempo – è la sua strategia di fondo, come ha argomentato Stiglitz –: non cerca
soluzioni, ma differisce fin che può l’esplosione dei problemi che esso stesso
genera.
- Il capitalismo woke è
un capitalismo intelligente e sofisticato che, a differenza di quello
conservatore antiwoke, si preoccupa del medio termine: e non vuole lasciare
spazio a nulla al di fuori di sé, ma vuole dimostrare che solo il capitalismo è
il motore della produzione economica, della ricostruzione sociale, della
strategia politica.
“l’etica può anche
sfidare il sistema stesso su cui poggia il capitalismo.”
“il capitalismo woke
dovrebbe essere contrastato e combattuto su basi democratiche, poiché esso fa
sì che gli interessi politici pubblici vengano sempre più dominati dagli
interessi privati del capitale globale. (..) Quando la nostra stessa moralità
viene imbrigliata e sfruttata come risorsa aziendale, dietro c’è sempre
all’opera l’interesse privato delle imprese.“
“Come ci ricorda la
politologa Wendy Brown, il concetto di democrazia non va confuso con l’idea del
moderno Stato liberale democratico. Brown sostiene che, nell’attuale
congiuntura storica, «gli impegni dello Stato democratico per l’uguaglianza, la
libertà, l’inclusione e il costituzionalismo sono ora subordinati al progetto
di crescita economica, di posizionamento competitivo e di valorizzazione del
capitale». “
Su Wendy Brown in
questo blog cfr. PER
UNA CRITICA DELLA TEORIA CRITICA - Wendy Brown ed Agnes Heller
“la vera democrazia si
fonda sul credere prima di tutto nella sovranità popolare.”
“Il capitalismo woke è
l’odierna derivazione di questo feudalesimo rinnovato, che cede alle imprese
non soltanto l’autorità legale, ma anche quella morale e politica.”
Stralci da Carl Rhodes,
“Capitalismo woke”, Fazi ed., cit. da ed. digitale
-
Su Sahra Wagenknecht, il suo partito e il marxismo leninismo -
appiccicano etichette:
rosso-bruni, conservatori di sinistra, nostalgici della DDR. In realtà il
limite serio della formazione di sinistra uscita da una costola della Linke è
un accentuato leaderismo personalistico. Nel nome innanzitutto: BSW significa
Bündnis Sahra Wagenknecht. Ad ogni modo mandiamo via tutti gli stereotipi che
ci impone la narrazione delle classi dominanti europee: il punto che a noi
sembra dirimente è un altro. Alcuni altri: tra questi c’è la specularità tra
diritti civili e tutele sociali. La sfida del socialismo come ideale politico
del presente e dell’avvenire non può essere la riproposizione di un azzeramento
dei diritti che provengono dal liberalismo, ma combattere il liberismo con il
libertarismo, il libertarismo sociale, perchè esiste anche quello
falso-borghese.
Su questo blog vedi
anche:
SENSO
COMUNE E CONSENSO
LA
CONQUISTA DELLA COSCIENZA di CLASSE per ANTONIO GRAMSCI
a cura di Ferdinando Dubla, pagina FB: https://www.facebook.com/profile.php?id=61555253424792
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