Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 10 ottobre 2024

GRAMSCI, LA ”SINISTRA WOKE” E LA CATACRESI

 


La catacresi, l’estensione del significato di un termine oltre i limiti della proprietà della cosa rappresentata dalla parola, è una figura retorica, un gioco linguistico. “Questa notte la luna mi parla”. Bella immagine poetica, ma catacretica, perché la luna non parla. La catacresi, in latino abusio, abuso del linguaggio appunto, nella dialettica significante/significato. La catacresi è il legame esistente tra ciò che si autodefinisce e viene nominata dai suoi avversari politici “sinistra”, il “politicamente corretto”, la woke culture e il capitalismo ‘woke’. Il principe non deve baciare Biancaneve: è abuso. E guai a metterlo in discussione. Al bando, fuori la legalità, l’inquisizione è woke. Il capitalismo ‘woke’, a nostro modo di vedere, impernia molta pubblicità, la forma di persuasione mercantile che si impone alle grandi masse. L’ Eni, che con i suoi pozzi distrugge le testimonianze della civiltà contadina in Basilicata e contribuisce all’inquinamento di Taranto, tanto per fare un esempio, ha nelle sue campagne la pulita energia del futuro, legandosi così al senso comune delle battaglie ambientaliste. O le banche, cuore dell’egemonia del capitale finanziario, il parassitismo mediatore dell’estorsione di plusvalore: amano l’arte, finanziano restauri, sponsorizzano opere. Vanno cioè incontro al ‘socialmente corretto’, che diventa il ‘politicamente corretto’. Si cui si fonda l’impalcatura di quella che viene mediaticamente appellata ‘sinistra’. Ma che sinistra non è se non per gioco linguistico. La catacresi, appunto. Temi presenti nelle modalità del suo tempo anche nelle analisi del filologo Gramsci: tra le sue categorie analitiche più importanti ci sono infatti quella di ‘senso comune’ e ‘conformismo’ di massa.

La catacresi. Della ‘sinistra’. Annega nella woke culture, del ‘politicamente corretto’ del conformismo borghese e della piccola borghesia declassata. Del senso comune di massa che indica il dominio, il potere e il suo segno di classe, come ci ha insegnato Gramsci. Non può esistere sinistra borghese, esiste una borghesia che si crede di ‘sinistra’. Perorando cause di diritti già universali per renderli ‘legalmente riconosciuti’, ma senza lotta di classe. Diritti e tutele sociali rischiano così di non incontrarsi mai. Il ‘vokismo’ è diventato uno strumento del capitalismo imperialista. Ecco perchè critichiamo la stessa  Sahra Wagenknecht, fondatrice e leader del partito BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht, cioè un partito personale!) e il suo libro “Contro la sinistra neo liberale”, Fazi, 2022. Bisognerebbe scrivere correttamente ‘sinistra neoliberista’. Che è un ossimoro. O sinistra, o neoliberisti. Non esiste una sinistra ‘alla moda’. È accettare che il termine "sinistra" ricalchi lo stereotipo coniato dall’egemonia capitalista del senso comune guidato dalla destra politica. Non è sinistra la palude centrista neoliberista. La sinistra, o è di classe o non è. La sinistra o è antagonista o non è. Comunisti, socialisti, anarchici, devono nuotare in questa sinistra. Formarla, soprattutto. / fe.d.

Due libri importanti per l'analisi della 'woke culture' e del 'capitalismo woke'

 

L’INQUISIZIONE NON È PIÙ “SANTA”

La categoria gramsciana di ‘senso comune’ incrocia il conformismo di massa per il tramite dell’influenza del potere politico e dei suoi strumenti di persuasione ed è compito proprio della coscienza di classe penetrare la coltre dell’apparenza nel rapporto lessico-significato. La cultura ‘Woke’ e il ‘politicamente corretto’ si situano oggi allo stesso livello di potenza dei mezzi della comunicazione diffusa, sui social, in rete. L’”anomia” di Durkheim diventa l’ombra di un ‘grande fratello’. Le percezioni individuali una non più santa ma comunque terribile inquisizione e l’azzeramento della discussione collettiva in nome di assiomatiche asserzioni giocate su un lessico che permea dal senso comune i suoi significati. Il totalitarismo del neoliberismo permea così i valori relativi come assoluti, nell’”ordine naturale delle cose”. Ma c’è anche un limite in questa analisi: la dialettica struttura-sovrastruttura viene ‘rovesciata’ (è il caso di utilizzare il termine hegeliano ma nella circolarità dialettica di segno marxiano) illudendosi di un ‘binario parallelo’ fra diritti individuali e tutele sociali. Non è così, perchè solo le più forti delle tutele sociali determinano i diritti individuali nella dimensione collettiva.

- Andrea Zhok, “La profana inquisizione e il regno dell'anomia. Sul senso storico del «politicamente corretto» e della cultura woke”, Il Cerchio, 2024



Andrea Zhok è filosofo e professore di Antropologia filosofica e Filosofia morale all'Università degli Studi di Milano.

Il tema del libro ruota intorno al politicamente corretto e alla profana inquisizione, che ha le stesse caratteristiche di quella santa, salvo l'assenza di ispirazioni teologico/confessionali: la profana inquisizione, infatti, si ispira all'istanza anomica. E qui si arriva all'altro tema principale dello scritto: il concetto di anomia. Coniato dal sociologo Emile Durkheim, il termine indica un disorientamento di ordine valoriale e etico, un'assenza di direzione che guida la società, visibile, già ai suoi tempi, soprattutto nelle città occidentali. "Oggi questa forma culturale ha raggiunto un carattere egemonico - ha scritto Zhok - E' diventata un'ideologia estremamente influente nella componente della popolazione che ha le leve della cultura e dei media e che, quindi, ha la possibilità di influenzare l'opinione pubblica".

Cioè, un’élite funzionale alle classi dirigenti e ai gruppi di potere che corrodono la democrazia sostanziale.

- Infine: la critica radicale al capitalismo può portare ad un’escatologia salvifica di un’apocalissi culturale? È questo il comunismo? Ma l’apocalissi non è solo culturale, è il rischio immanente conseguenziale del conformismo di mercato. E del mercato politico.

CAPITALISMO WOKE [1]



Carl Rhodes, “Capitalismo woke. Come la moralità aziendale minaccia la democrazia”, Fazi, 2023 - [pp.314]

dalla prefazione di Carlo Galli - estratto

- woke è il progressista mainstream che ipocritamente ostenta virtù civili per essere alla moda e che conformisticamente si colloca nella parte “giusta” della società, per stigmatizzare gli “altri”.

- la società è un unico magma informe, in cui i poteri forti sono quelli delle corporations, non certo quelli politici. È questo lo scenario del neoliberismo maturo, naturalmente, in cui le grandi aziende, i loro AD, danno per scontato che lo Stato abbia fallito nel risolvere determinate questioni sociali e che tocchi all’economia gestirle o direttamente oppure sponsorizzando movimenti politici di massa come, ad esempio, Me Too, Black Lives Matter, o le cause ambientali. Non più quindi i vecchi investimenti culturali nei grandi musei e nelle grandi biblioteche fondate nel Novecento dai “baroni ladri” ritiratisi in pensione, ma nuovi investimenti sociali delle aziende, che vogliono surrogare la politica. L’economia non si limita a invadere l’intera società, ma si sostituisce direttamente allo Stato.

- Sono cause meritevoli sì, ma simboliche o morali, ed economicamente innocue: hanno a che fare con diritti civili, non con diritti sociali strutturali, legati ai rapporti di potere tra capitale e lavoro. Rispetto ai quali funzionano come un diversivo: in ogni caso, l’attivismo aziendale le fa diventare cool, le integra nel discorso mainstream. È questa, del resto, la direzione prevalente delle politiche orientate “a sinistra” in età neoliberista.

- il capitalismo compra tempo – è la sua strategia di fondo, come ha argomentato Stiglitz –: non cerca soluzioni, ma differisce fin che può l’esplosione dei problemi che esso stesso genera.

- Il capitalismo woke è un capitalismo intelligente e sofisticato che, a differenza di quello conservatore antiwoke, si preoccupa del medio termine: e non vuole lasciare spazio a nulla al di fuori di sé, ma vuole dimostrare che solo il capitalismo è il motore della produzione economica, della ricostruzione sociale, della strategia politica.

“l’etica può anche sfidare il sistema stesso su cui poggia il capitalismo.”

“il capitalismo woke dovrebbe essere contrastato e combattuto su basi democratiche, poiché esso fa sì che gli interessi politici pubblici vengano sempre più dominati dagli interessi privati del capitale globale. (..) Quando la nostra stessa moralità viene imbrigliata e sfruttata come risorsa aziendale, dietro c’è sempre all’opera l’interesse privato delle imprese.“

“Come ci ricorda la politologa Wendy Brown, il concetto di democrazia non va confuso con l’idea del moderno Stato liberale democratico. Brown sostiene che, nell’attuale congiuntura storica, «gli impegni dello Stato democratico per l’uguaglianza, la libertà, l’inclusione e il costituzionalismo sono ora subordinati al progetto di crescita economica, di posizionamento competitivo e di valorizzazione del capitale». “

Su Wendy Brown in questo blog cfr. PER UNA CRITICA DELLA TEORIA CRITICA - Wendy Brown ed Agnes Heller

“la vera democrazia si fonda sul credere prima di tutto nella sovranità popolare.”

“Il capitalismo woke è l’odierna derivazione di questo feudalesimo rinnovato, che cede alle imprese non soltanto l’autorità legale, ma anche quella morale e politica.”

Stralci da Carl Rhodes, “Capitalismo woke”, Fazi ed., cit. da ed. digitale

- Su Sahra Wagenknecht, il suo partito e il marxismo leninismo -

appiccicano etichette: rosso-bruni, conservatori di sinistra, nostalgici della DDR. In realtà il limite serio della formazione di sinistra uscita da una costola della Linke è un accentuato leaderismo personalistico. Nel nome innanzitutto: BSW significa Bündnis Sahra Wagenknecht. Ad ogni modo mandiamo via tutti gli stereotipi che ci impone la narrazione delle classi dominanti europee: il punto che a noi sembra dirimente è un altro. Alcuni altri: tra questi c’è la specularità tra diritti civili e tutele sociali. La sfida del socialismo come ideale politico del presente e dell’avvenire non può essere la riproposizione di un azzeramento dei diritti che provengono dal liberalismo, ma combattere il liberismo con il libertarismo, il libertarismo sociale, perchè esiste anche quello falso-borghese.






È questa la vera ‘next revolution‘ in occidente. Così come il fenomeno dell’immigrazione: va certo studiato, analizzato ma anche gestito con la fraternità dei popoli, faro degli ideali comunisti e libertari nello stesso tempo. Non contrapposizione tra diritti e tutele, accoglienza e sfruttamento del capitale, centralità delle classi lavorative e marginali. Ma ricomposizione. In un processo rivoluzionario. Perchè rivoluzionario? Perchè fondamentale è il movimento di massa, la mobilitazione popolare, non solo la rappresentanza istituzionale per il riformismo del Welfare. Nessuna civetteria poi con il ciarpame ideologico di destra, nessuna possibilità di confusione. Il marxismo leninismo (senza trattino) del XXI secolo è tutta nelle sfide della nostra irriducibilità al capitalismo, alle guerre imperialiste, al fascismo e ai loro dis/valori. / fe.d.

 

Su questo blog vedi anche:

SENSO COMUNE E CONSENSO

 

LA CONQUISTA DELLA COSCIENZA di CLASSE per ANTONIO GRAMSCI


 a cura di Ferdinando Dubla, pagina FB: https://www.facebook.com/profile.php?id=61555253424792



 



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