a
cura di Ferdinando Dubla
LA
LOTTA DI CLASSE DI LOSURDO. UNA STORIA POLITICA E FILOSOFICA
Domenico Losurdo, La lotta di classe. Una storia politica e
filosofica, Laterza 2015
Un libro fondamentale del filosofo italiano e intellettuale comunista scomparso nel giugno 2018. Da studioso, passa ora ad essere studiato come uno degli autori più significativi in ambito marxista
Domenico
Losurdo (1924-2018)
Scheda del libro
La crisi economica
infuria e si discute sempre più del ritorno della lotta di classe. Ma siamo
davvero sicuri che fosse scomparsa? La lotta di classe non è soltanto il
conflitto tra classi proprietarie e lavoro dipendente. È anche
"sfruttamento di una nazione da parte di un'altra", come denunciava
Marx, e l'oppressione "del sesso femminile da parte di quello
maschile", come scriveva Engels. Siamo dunque in presenza di tre diverse
forme di lotta di classe, chiamate a modificare radicalmente la divisione del
lavoro e i rapporti di sfruttamento e di oppressione che sussistono a livello
internazionale, in un singolo paese e nell'ambito della famiglia. A fronte dei
colossali sconvolgimenti che hanno contrassegnato il passaggio dal XX al XXI
secolo, la teoria della lotta di classe si rivela oggi più vitale che mai a
condizione che non diventi facile populismo che tutto riduce allo scontro tra
umili e potenti, ignorando proprio la molteplicità delle forme del conflitto
sociale. Domenico Losurdo procede a una originale rilettura della teoria di
Marx ed Engels e della storia mondiale che prende le mosse dal Manifesto del
partito comunista.
IL
PLURALE DELLA LOTTA È NEI PROCESSI RIVOLUZIONARI
da un fondamentale
libro di Domenico Losurdo
“Non c’è dubbio: per Dahrendorf, Habermas e Ferguson (ma anche, come vedremo, per autorevoli studiosi di orientamento marxista o post-marxista), la lotta di classe rinvia esclusivamente al conflitto tra proletariato e borghesia, e anzi a un conflitto tra proletariato e borghesia che è diventato acuto e di cui entrambe la parti hanno consapevolezza; ma è questa la visione di Marx ed Engels? Com’è noto, dopo aver evocato «lo spettro del comunismo» che si «aggira per l’Europa» e prima ancora di analizzare la «lotta di classe (Klassenkampf) già in atto» tra proletariato e borghesia, il Manifesto del partito comunista si apre enunciando una tesi destinata a diventare celeberrima e a svolgere un ruolo di primissimo piano nei movimenti rivoluzionari dell’Otto e Novecento: «La storia di ogni società sinora esistita è la storia delle lotte di classe» (Klassenkämpfe) (MEW, 4; 462 e 475). Il passaggio dal singolare al plurale fa chiaramente intendere che quella tra proletariato e borghesia è solo una delle lotte di classe e queste, attraversando in profondità la storia universale, non sono affatto una caratteristica esclusiva della società borghese e industriale. Se ancora ci fossero dubbi, qualche pagina dopo il Manifesto ribadisce: «La storia di tutta la società si è svolta sinora attraverso antagonismi di classe, che nelle diverse epoche hanno assunto forme diverse» (MEW, 4; 480). Dunque, a essere declinate al plurale non sono solo le «lotte di classe», ma anche le «forme» che esse assumono nelle diverse epoche storiche, nelle diverse società, nelle diverse situazioni concrete che via via si verificano. Ma quali sono le molteplici lotte di classe ovvero le molteplici configurazioni della lotta di classe?“
Domenico
Losurdo, di
Sannicandro di Bari (1941-2018) uno dei più importanti storici della filosofia
marxista italiani
Domenico
Losurdo, La lotta di classe: una storia politica e filosofica, Laterza, 2015
cit. da formato digitale, tratta di nodi teorico-politici molto importanti per lo stesso marxismo, primi tra tutti lo “Stato-nazione” e la sua degenerazione negli assetti imperialistici in quanto coloniali, il nazionalismo identitario, e la transizione al socialismo nel passaggio sempre necessario dalla “rottura” al “processo” rivoluzionario.
-
La lotta delle classi intrecciata alle lotte di liberazione nazionale.
È proprio questo
intreccio, non il nazionalismo identitario, che rende i processi di liberazione
dei popoli oppressi oggettivamente, oltre che soggettivamente, rivoluzionari
contro l’imperialismo colonialista, cioè la forma acuta di dominio ed egemonia
del sistema economico del capitalismo. In Marx ed Engels
“l’interesse per i
«moti delle nazionalità oppresse» non è meno vivo e costante di quello
riservato all’agitazione del proletariato e delle classi subalterne.”, ma
nell’ambito internazionalista, tant’è che
“ovvia è la necessità
di una «economia politica della classe operaia», ma ciò non basta; occorre
chiarire «alle classi operaie il dovere d’iniziarsi ai misteri della politica
internazionale, di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi
a essi, se è necessario, con tutti i mezzi in loro potere»; occorre che esse si
rendano conto che la lotta per una «politica estera» di appoggio alle nazioni
oppresse è parte integrante della «lotta generale per l’emancipazione della
classe operaia» (MEW, 16; 11 e 13)+
+ la sigla MEW, seguita dall’indicazione del
volume e della pagina, rinvia ai Werke, Marx K., Engels F. (1955-89), Werke,
Dietz, Berlin (in traduzione it. ora per La Città del sole “Opere complete”,
2011-2016)
⁃
La transizione al socialismo
è preminentemente una questione politica.
Per leggerla gramscianamente è il passaggio dal dominio all’egemonia, dalla “guerra di movimento” alla
“guerra di posizione”. Per Losurdo parte dalla distinzione, netta in Mao Tse
Tung, tra “espropriazione politica” ed “espropriazione economica”.
L’ identità fra la
lotta nazionale e la lotta di classe, secondo Mao, tende a verificarsi nelle
rivoluzioni anticoloniali. La lotta di classe entra nelle guerre di resistenza
e di liberazione nazionale e le insurrezioni e rivoluzioni anticoloniali.
[d’altra parte è stato
così anche per la Resistenza italiana, cfr. l’analisi di Pietro Secchia in
Ferdinando Dubla, “La Resistenza accusa ancora- Pietro Secchia e l’antifascismo
comunista come liberazione popolare e lotta di classe (1943/45)”, Nuova
Editrice Oriente, 2002]
“quando Marx parla
della storia come storia della lotta di classe intende leggere in questa chiave
non solo gli scioperi e i conflitti sociali di ogni giorno ma anche e
soprattutto le grandi crisi, le grandi svolte storiche che si compiono sotto
gli occhi di tutti: la lotta di classe è una macrostoria essoterica, non la
microstoria esoterica cui spesso viene ridotta.” Certo, rimane il problema del
segno di classe degli eventi storici: c’è il processo rivoluzionario (che è sia
soggettivo che oggettivo) e c’è la reazione, la conservazione o il ritorno ad
assetti regressivi dei sistemi sociali fondati sulla dialettica materialistica,
asse portante dell’analisi marxista. Se la dialettica diventa genericamente
masse/potere la lettura sociale diventa populista-qualunquista, anarcoide non
anarchica, nel senso anche individuato da Gramsci: contro le frasi di
«‘ribellismo’, di ‘sovversivismo’, di ‘antistatalismo’ primitivo ed
elementare», espressione in ultima analisi di sostanziale «apoliticismo», cfr.
Quaderni del carcere, ed. critica a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino, p.
2108-109 e 326-27.
prox.: LA “CATARSI” DI GRAMSCI, una nuova coscienza di classe per la
transizione al socialismo dentro un processo rivoluzionario
Ferdinando
Dubla- storico della filosofia, è condirettore della Scuola di Filosofia di Manduria
"Giulio Cesare Vanini" e ricercatore di Subaltern studies Italia
Scuola di Filosofia
"Giulio Cesare Vanini", Manduria (Ta) https://t.me/+q88FhLb0vFIyNjBk
Subaltern studies Italia - web -
http://lavoropolitico.it/subaltern_studies_italia.htm
Subaltern studies Italia FB
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di e su Losurdo in
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STORIA,
STORIE E CONTROSTORIA: la premessa di Domenico Losurdo
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