prima dello scioglimento del PCI, un gruppo di comunisti storici della componente della sinistra comunista danno vita ad una rivista che ebbe un ruolo fondamentale nel tentativo di arginarne la dissoluzione.
AMBROGIO DONINI, INTERSTAMPA E LO “STRAPPO”
Era la fine del 1981, ascoltavo in televisione la conferenza stampa di Berlinguer durante la quale, in riferimento ai fatti di Polonia, pronunciò la famosa frase: «Si è esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre». Mi strofinai gli occhi, sobbalzai dalla poltrona, non ci volevo credere. Ripreso dalla sorpresa, prima fui invaso dallo sconforto e dopo mi assalì la rabbia. Non ci dormii la notte. Dissi tra me: «Devo assolutamente fare qualcosa». La mattina dopo chiamai il mio amico Sergio Laudati che lavorava al “bottegone”, Sezione Autonomie locali che era diretta da Armando Cossutta. Anche lui era scoraggiato e scosso. Gli chiesi di farmi sapere che intenzioni avesse l’Armando. Il giorno dopo ero a cena a Trastevere con Sergio. Davanti a una pizza mi informò che Cossutta intendeva dare battaglia. Questa notizia mi sollevò un po’.
Ci fu infatti la Direzione del partito. In quella sede fu approvato, con il solo voto contrario di Cossutta, un documento, Aprire una nuova fase per la lotta al socialismo, in cui, oltre a condannare il nuovo governo militare presieduto dal generale Jaruzelski in Polonia, si ribadiva il giudizio espresso da Berlinguer nella conferenza stampa televisiva, cioè che «la fase dello sviluppo del socialismo che ebbe inizio con la Rivoluzione d’Ottobre ha esaurito la forza propulsiva». Alcuni giorni dopo, all’inizio del 1982, il 6 gennaio esattamente, L’Unità pubblicava un articolo di Cossutta in prima pagina dal significativo titolo In che cosa dissento dal documento sulla Polonia. Era lo “strappo”, l’atto con il quale Cossutta iniziò una lunga guerra che lo ha condotto a non aderire al PDS e a fondare il PRC. Ma in quel momento Cossutta non sapeva ancora che lo sbocco della sua lotta sarebbe stato la fondazione di un nuovo partito.
Passò qualche giorno, se rammento bene, e Sergio mi telefonò. «Armando ti vuole parlare», mi disse. Dopo un paio di giorni andammo a casa sua, in Viale Aventino. Cossutta fu molto affettuoso, lo conoscevo bene, dai tempi in cui era nella FGCI ed ero amico del figlio, Dario. Entrò subito nel merito della proposta che intendeva farmi.
«Lavori con l’ANSA. Non hai più incarichi di partito. Ti va di essere il mio contatto, l’uomo di collegamento tra me e Interstampa? Dobbiamo organizzare la battaglia nel partito, ma con il centralismo democratico non si scherza. Non posso direttamente seguire il loro lavoro politico. Devo fare molta attenzione. Se decidi di sì avrai anche un po’ di soldi per le tue spese, ogni due o tre mesi. Che ne pensi?».
Appresi così che la famosa rivista di cui si vociferava si chiamava Interstampa. Un nome insignificante, anonimo, non mi piaceva, Avrei preferito un titolo più ridondante, tipo Ottobre o Mondo Nuovo, come si chiamava il bel settimanale del PSIUP. Con gli anni poi il nome Interstampa mi è entrato nel cuore. Decisi di accettare la proposta senza pensarci neppure un attimo. Stavo facendo la mia scelta di vita. Volevo fare qualcosa, la mia adesione al PCI, dal settembre del 1970, non poteva finire con la fase nuova indicata da Berlinguer.
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