Qui a Taranto l’alternativa c’è, come è spiegato molto bene in questo importante documento del PCI tarantino. E c’è chi fa doppio gioco e doppia facciata: in particolare la destra, leghista e sfascista, che accusa il governo di essere supino alla Cina. Invece, spiegano i falsi “sovranisti”, bisogna essere supini all’imperialismo NATO-USA, in caduta tendenziale. La diversificazione produttiva e l’allentamento monoculturale di derivazione dall’acciaio, che va reso pubblico e in sintonia con le linee di tendenza internazionale, inizia da qui. Taranto è l’Italia, il ridisegno geopolitico ed economico di un nuovo mondo. ~ fe.d.
- La Repubblica Popolare Cinese ha da tempo previsto, predisposto e pianificato l'espansione marittima attraverso la rete di porti strategici disseminati lungo rotte transoceaniche per lo scarico e carico delle produzioni cinesi o degli scambi di merci utili allo sviluppo ulteriore del Paese comunista. Come storicamente accertato, da tali vie non passano solo le merci ma le culture, le idee, lo sviluppo sociale ed economico del pianeta. Recentemente l'Italia ha deciso, con il primo governo Conte, di aderire alle proposte del governo cinese. Sono scoppiate polemiche a tutti i livelli, soprattutto politiche, che tendevano a mettere in dubbio l'adesione al progetto cinese della "nuova via della seta". Intanto nel progetto cinese sono rientrati per volere del governo Gentiloni: Venezia, Trieste e Genova in collaborazione. Il PCItaliano, che pure è all’opposizione, sociale e politica, del governo italiano, ritiene che sia giusto aderire a tale progetto. Non c'è nessun altro porto così strategico come quello di Taranto per l'Italia e nel Mezzogiorno in particolare. Se in precedenza il porto di Taranto non veniva preso in considerazione per l'incombente occupazione dell'Ilva, ora con il passaggio ad AM (e se AM dovesse lasciare lo stabilimento nonostante il contratto firmato, come tutte le azioni della multinazionale dell'acciaio stanno facendo capire ampiamente) il vuoto produttivo ed economico sarebbe devastante socialmente!
- Urge dunque un lavoro politico strategico che riapra la programmazione portuale a Taranto, facendo rientrare a pieno titolo il porto di Taranto nella nuova via della seta. Utile snodo per i mercati medio orientali e africani, dove la Cina è già presente con ingenti investimenti, a differenza delle mire preminentemente imperialiste degli USA. Si prospetta così il futuro per la nostra città e per la provincia dando una scossa ai settori primario e terziario. Tutto sostenibile e compatibile.
- Il nostro partito già da tempo spinge affinché l'Italia rientri a pieno titolo in questo progetto proposto dal governo cinese e appoggia tutte le iniziative politiche volte a dare un nuovo e migliore sviluppo del territorio tarantino e più ampiamente del Paese, favorendo così lo svincolo dalla decadente e decaduta industria siderurgica svenduta ai turbo capitalisti o meglio furbo-capitalisti globali, che di fatto stanno riducendo produzione e occupazione pur di mantenere quote di mercato globale. Il PCI sostiene il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Cina per le sue ricadute economiche occupazionali che ciò avrebbe nel breve periodo,e per il beneficio rappresentato nel lungo periodo dalla costituzione di legami economici, politici e culturali tra i due paesi ed i due popoli. E’ molto importante che vengano confermati gli investimenti sul territorio ionico: in nome dell’acciaio, in nome del ricatto occupazionale, ci hanno privato di quei settori importantissimi che sono l’agricoltura e la mitilicultura, che per la via della seta potranno essere di vitale importanza e sviluppare un settore che per Taranto è anch'esso strategico, quello del turismo. Il PCI si batte per questa città, i suoi lavoratori e i cittadini, perché possano vedere oltre l'acciaio, una crescita e uno sviluppo sostenibile, socialmente e culturalmente e soprattutto alternativo alla monocultura dell'acciaio.
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