Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 4 settembre 2024

JAMES C. SCOTT: LA ‘CONDIZIONE UMANA’ È SENZA STATO

 

“vivere in assenza di strutture statali era la norma della condizione umana”



James Campbell Scott (Mount Holly, 2 dicembre 1936 – Durham, 19 luglio 2024)

LA TRASCRIZIONE  NASCOSTA

L’antropologo statunitense James Campbell Scott si è spento il 19 luglio scorso nella sua casa di Durham (Connecticut) a 87 anni.

Professore di antropologia a Yale, è stato autore di importanti ricerche sulla resistenza dei contadini del sud-est asiatico alle forme di dominio. Intellettuale libertario, può essere annoverato tra gli studiosi “subalternisti”, con numerosi libri tradotti in tutto il mondo:

Il dominio e l'arte della resistenza, I «verbali segreti» dietro la storia ufficiale, Elèuthera, 2006 (3.a ed. 2021)

dove espone la teoria de “la trascrizione nascosta dei subalterni” *

Elogio dell'anarchismo, Elèuthera, 2014

Le origini della civiltà, Einaudi, 2018

Lo sguardo dello Stato, Elèuthera, 2019

L'arte di non essere governati, Einaudi, 2020

* “La trascrizione nascosta dei subalterni”

In Domination and the Arts of Resistance: Hidden Transcripts (1990) Scott sostiene che i gruppi subalterni utilizzano strategie di resistenza che passano inosservate. Le definisce "infrapolitiche". L’antropologo descrive le interazioni pubbliche tra dominatori e oppressi come una "trascrizione pubblica" e la critica del potere che avviene fuori scena come una "trascrizione nascosta". I gruppi sotto dominazione - schiavistica e violenta - non possono essere compresi solo dalle loro apparenze. Per studiare i sistemi di dominio, occorre prestare molta attenzione a ciò che si nasconde sotto la superficie del comportamento evidente e pubblico. In pubblico, gli oppressi accettano il loro dominio, ma lo mettono sempre in discussione fuori scena. Nel caso di una pubblicizzazione di questa "trascrizione nascosta", le classi dominate e/o gruppi subalterni assumono apertamente il loro discorso e diventano consapevoli del loro destino comune.

I verbali segreti» stanno dietro i comportamenti codificati tra dominanti e dominati. Al di là delle apparenze, queste relazioni sono conflittuali e intrise d'inganno: da una parte i subordinati simulano la propria deferenza al potere e dall'altra i detentori del potere «recitano» la propria supremazia. Utilizzando innumerevoli esempi tratti, nel tempo e nello spazio, dalla letteratura, dalla storia e dall'etnologia, Scott propone un'inedita analisi sia dei ruoli interpretati sulla scena pubblica da potenti e subalterni, sia del loro «discorso» dietro le quinte, reciprocamente irridente e astioso. Uno studio sull'infrapolitica dei «senza potere», ovvero sulle strategie di insubordinazione messe in atto al di fuori dell'ambito politico, che rimane una pietra miliare per la comprensione della subordinazione, della resistenza, dell'egemonia, della cultura popolare e della rivolta.

L’IMPORTANTE OPERA DI JAMES C. SCOTT: I “SENZA STATO” DEGLI ALTIPIANI

L’antropologo recentemente scomparso è autore di un altro libro importante, “L’arte di non essere governati - Una storia anarchica degli altopiani del Sud-est asiatico”, Einaudi, 2020, ora anche in formato digitale, da cui citiamo.

- scheda-

Per duemila anni, fino a metà del secolo scorso, le comunità di una vasta regione montuosa del Sud-est asiatico hanno tenacemente resistito all'idea di integrarsi in una qualche forma di dominio da parte dello Stato. 'Zomia' è il nome di quest'area d'insubordinazione che non appare su alcuna carta (una zona montagnosa grande come l'Europa, che attraversa cinque nazioni del Sud-est asiatico e quattro province della Cina), ed è il vasto altopiano dove trovarono rifugio circa cento milioni di persone unite dalla volontà di sfuggire al controllo dei governi delle pianure. Trattati come «barbari», questi popoli nomadi misero in atto strategie di resistenza a volte sorprendenti per evitare lo Stato, sinonimo di lavoro forzato, tasse, epidemie e leva militare obbligatoria. Favorirono pratiche agricole che incentivavano la mobilità residenziale, insieme a forme sociali egualitarie, fondate sull'eclettismo religioso e l'accoglienza. Alcuni popoli decisero persino di abbandonare la scrittura per evitare l'appropriazione della loro memoria e della loro identità, mentre l'oralità consentiva di riformulare continuamente la negoziazione degli accordi tra gruppi. 'Zomia' ci rammenta che «civiltà» può essere sinonimo di oppressione e che il significato della storia non è così univoco come pensiamo.



Cit.:

“Zomia è un nuovo nome che designa i territori posti a un’altitudine superiore a circa trecento metri che si estendono dagli Altopiani centrali del Vietnam fino all’India nord-orientale, attraverso cinque nazioni del Sud-est asiatico (Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia e Birmania) e quattro province della Cina (Yunnan, Guizhou, Guangxi e parte del Sichuan). Questi territori si estendono per 2,5 milioni di chilometri quadrati e sono abitati all’incirca da cento milioni di persone, appartenenti a minoranze, con un’incredibile varietà di etnie e linguaggi.”

“ La vasta letteratura sulla creazione dello stato, nella storia e nella contemporaneità, non presta quasi attenzione al fenomeno opposto, vale a dire all’essere, in modo deliberato e attivo, senza stato. Questo libro è la storia di quelli che se ne sono andati: senza tenerne conto non si può comprendere la storia della creazione dello stato. Questo è anche ciò che rende questa storia una storia anarchica. Il mio resoconto implicitamente riunisce le storie di tutti i popoli espulsi a causa della formazione coercitiva dello stato e dei sistemi di lavoro forzato: gli zingari, i cosacchi, le tribú poliglotte formate dai rifugiati delle reducciones spagnole nel Nuovo Mondo e nelle Filippine, le comunità di schiavi fuggitivi, gli arabi delle paludi, i boscimani e cosí via.“

Nel suo elogio dell’anarchia l’etnologo Scott cerca fondamenti antropologici all’anarchismo politico, trovando nelle popolazioni degli altopiani del Sud Est asiatico la caratterizzazione storica e culturale di questa fondazione. “Zomia” è un nuovo nome che designa i territori posti a un’altitudine superiore a circa trecento metri che si estendono dagli Altopiani centrali del Vietnam fino all’India nord-orientale, attraverso cinque nazioni del Sud-est asiatico (Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia e Birmania) e quattro province della Cina (Yunnan, Guizhou, Guangxi e parte del Sichuan). Questi territori si estendono per 2,5 milioni di chilometri quadrati e sono abitati all’incirca da cento milioni di persone, appartenenti a minoranze, con un’incredibile varietà di etnie e linguaggi.

“Tutti si consideravano portatori di ordine, progresso, conoscenza e civiltà. Tutti volevano portare in zone non ancora governate i vantaggi della disciplina amministrativa, associata allo stato o a una religione organizzata.”

“Lo scontro tra stati espansionisti e popoli autogovernati non è avvenuto solo nel Sud-est asiatico: si ritrova nel processo culturale e amministrativo del «colonialismo interno» che caratterizza la formazione di gran parte degli stati-nazione occidentali moderni;”

“Solo lo stato moderno, sia nella forma coloniale sia di stato indipendente, ha avuto le risorse per attuare il progetto di dominio che il suo antenato precoloniale poteva solo desiderare: costringere all’obbedienza spazi e popoli non statali.”

James C.Scott, in The Art of Not Being Governed: An Anarchist History of Upland Southeast Asia, Yale University Press, 2009, ed. digitale in it. Einaudi, 2020

a cura di Ferdinando Dubla. Subaltern studies Italia

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