https://substack.com/@ferdinandodubla/note/p-176545660?utm_source=notes-share-action&r=6nhcml
L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla
quando Mao Ze Dong trasformò la guida della
rivoluzione cinese in guida politica del PCC (1935-1943)
Mao Zedong non fu mai formalmente
espulso dal Partito Comunista Cinese (PCC), ma ci furono momenti di tensione e
di marginalizzazione durante la sua ascesa politica, soprattutto negli anni
'30.
Durante i primi anni '30,
specialmente nei periodi in cui i “Ventotto Bolscevichi” avevano una notevole
influenza nel partito, Mao fu relegato a ruoli meno significativi. Le sue idee
e strategie non godevano di grande supporto ai vertici del partito, che erano
più inclini a seguire le direttive del Comintern e le tattiche di insurrezione
urbana.
(vedi I 'VENTOTTO BOLSCEVICHI'
CINESI, WANG MING E MAO ZE DONG, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2025/10/i-ventotto-bolscevichi-cinesi-wang-ming.html)
La Conferenza di Zunyi del gennaio
1935 fu un momento cruciale per Mao. Tenutasi durante la Lunga Marcia, fu una
svolta significativa nel suo ruolo nel PCC. Prima di questa conferenza, Mao era
stato in parte emarginato dai vertici del partito. Tuttavia, a Zunyi, riuscì a
ottenere il consenso per la sua strategia basata sulla guerriglia rurale,
guadagnando un ruolo centrale nella leadership del partito.
La
Conferenza di Zunyi fu una riunione del Partito Comunista Cinese (PCC) che si
tenne nel gennaio 1935 durante la lunga marcia. Questo incontro comportò una
lotta di potere tra la leadership di Bo Gu e Otto Braun e l'opposizione guidata
da Mao Zedong.
L'agenda principale della conferenza
era esaminare il fallimento del partito nella regione di Jiangxi e valutare le
opzioni allora disponibili. Bo Gu fu il primo a parlare, presentando un
rapporto generale. Riconobbe che la strategia utilizzata nello Jiangxi era
fallita, senza però assumerne la colpa, affermando che la mancanza di successo
non fosse dovuta a una scarsa pianificazione. Successivamente, Zhou presentò un
rapporto sulla situazione militare con uno stile apologetico, ma,
contrariamente a Bo, ammise che erano stati anche commessi errori. Zhang
Wentian poi condannò i leader per la debacle dello Jiangxi in una lunga e
critica relazione, supportata da Mao e Wang. La distanza di Mao dal potere
negli ultimi due anni lo aveva lasciato irreprensibile dei recenti fallimenti e
in una posizione forte per attaccare la leadership.
Mao insistette sul fatto che Bo Gu e
Otto Braun avessero commesso errori militari fondamentali, utilizzando tattiche
di pura difesa invece di intraprendere una guerra più mobile. I sostenitori di
Mao guadagnarono slancio durante l'incontro e Zhou Enlai alla fine si spostò
verso Mao. In conformità con il principio della democrazia della maggioranza,
furono rieletti il segretariato del Comitato Centrale e il Comitato Centrale
Rivoluzionario e Militare del PCC. Bo e Braun furono retrocessi, mentre Zhou
mantenne la sua posizione condividendo ora il comando militare con Zhu De.
Zhang Wentian assunse la posizione precedente di Bo, mentre Mao si unì
nuovamente al comitato centrale.
- La Conferenza di Zunyi confermò che il PCC avrebbe dovuto allontanarsi dai 28 bolscevichi avvicinandosi a Mao. Fu vista come una vittoria per quei vecchi membri del PCC che avevano le radici in Cina e, al contrario, rappresentò una grande perdita per quei membri del PCC, come i 28 bolscevichi, che avevano studiato a Mosca, addestrati dal Comintern e dall'Unione Sovietica, e potevano essere considerati protetti o agenti del Comintern. Dopo la conferenza di Zunyi, l'influenza e il coinvolgimento del Comintern negli affari del PCC furono notevolmente ridotti.
da History Maps, riadattato.
Mao guida della rivoluzione e del PCC
Mao dunque diventò nel 1935 la guida politica sia della rivoluzione sia del PCC
Anche il 1942 è stato uno degli anni chiave in cui ha consolidato significativamente il suo potere all'interno del Partito Comunista Cinese.
Il Movimento di Rettifica di Yan'an, avviato in quell'anno, ha svolto un ruolo importante in questo processo, consolidando la sua posizione come guida ideologica e politica del partito. Tuttavia, ci sono stati altri momenti e fattori cruciali:
Lunga Marcia (1934-1935): questo evento ha fatto emergere Mao come figura principale nel partito, dimostrando la sua capacità di leadership in condizioni estremamente difficili.
Conferenza di Zunyi (1935): durante questa conferenza, Mao riuscì a ottenere un maggiore controllo strategico e a ridurre l'influenza dei quadri dirigenti precedenti.
Resistenza contro il Giappone (1937-1945): Mao fu riconosciuto per la sua leadership durante la guerra contro i giapponesi, il che rafforzò la sua posizione.
Fine della Guerra Civile Cinese (1949): la vittoria dei comunisti e la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese con Mao come leader riconosciuto segnarono il culmine del suo percorso rivoluzionario.
Quindi,
mentre il 1942 è stato sicuramente un anno cruciale nel consolidamento del
potere di Mao, diventare il leader incontrastato della rivoluzione cinese è
stato un processo che si è sviluppato nel corso di diversi anni e eventi.
Il consolidamento ideologico (1942)
Con l'avvio del Movimento di Rettifica (Cheng Feng), Mao lanciò una campagna sistematica per estirpare tutte le tendenze ideologico-politiche considerate dannose, mirando in particolare ai quadri formatisi in Unione Sovietica (come i "28 Bolscevichi"). Questo periodo, dal 1942 al 1944, vide l'affermarsi della sua strategia nella pratica rivoluzionaria come strategia anche teorica del PCC.
Il punto di
svolta formale e istituzionale avvenne nel 1943. In quell'anno, Mao fu eletto
Presidente del Comitato Centrale e del Politburo, i titoli più alti all'interno
del Partito.
La sua
posizione fu poi definitivamente sancita dal Settimo Congresso del Partito nel
1945, dove il "Pensiero di Mao Zedong" fu iscritto nello statuto del
PCC come linea guida ufficiale.
In sintesi:
• 1935: inizio
dell'ascesa (controllo militare).
• 1942: inizio
della campagna Cheng Feng
(maggioranza politica e marginalizzazione delle opposizioni).
• 1943: riconoscimento
politico sia della guida della rivoluzione sia del Partito Comunista
a cura di Ferdinando Dubla
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ITALIA
studi per la storia della Cina:
la rivoluzione (1921-1949) e l’edificazione del socialismo (1949-1976)
sullo
stesso argomento
'Frontismo'
cominternista e linea politica rivoluzionaria
Il quinto plenum
del Comitato Centrale del PCC del gennaio 1934 consolidò le posizioni di quei
dirigenti espressione delle politiche di Mosca: erano chiamati i “Ventotto
Bolscevichi” ed erano guidati da Wang
Ming *
Questo gruppo era
composto da membri del Partito Comunista Cinese che avevano studiato a Mosca
presso l'Università Comunista dei Lavoratori d’’Oriente e che erano fortemente
influenzati dalle politiche e dall'ideologia sovietica. Erano talvolta visti
come rappresentanti di un orientamento più ortodosso e allineato con l'Unione
Sovietica all'interno del partito.
Il
conflitto con Mao Zedong
Disaccordi
strategici: i “Ventotto
Bolscevichi,” guidati da Wang Ming, sostenevano strategie rivoluzionarie più in
linea con le direttive dell'Internazionale Comunista. Questo spesso contrastava
con le strategie di Mao, che enfatizzavano l'importanza della guerriglia rurale
e l'adattamento delle tattiche alle specifiche condizioni cinesi piuttosto che
seguire meccanicamente direttive esterne.
Rapporto
con l'Unione Sovietica: i “Ventotto Bolscevichi”
tendevano a mantenere una stretta adesione alle strategie e tattiche promosse
dall'Unione Sovietica e dall'Internazionale Comunista. Mao riteneva che
l'applicazione di strategie guidate da ortodossie interpretative del marxismo e
del leninismo fossero inappropriate per la realtà cinese che doveva ricercare
una via rivoluzionaria indipendente.
Ascesa
di Mao: nonostante il potere e l'influenza iniziale dei
“Ventotto Bolscevichi,” le strategie di Mao dimostrarono maggiore efficacia sul
campo, specialmente durante la Lunga Marcia (1934-1935) e il consolidamento delle forze comuniste
nelle aree rurali. Questo portò a un cambio di leadership e strategie, contribuendo
all'ascesa di Mao all'interno del partito. Mao infatti criticava i cosiddetti
“Ventotto Bolscevichi” per una certa rigidità e incapacità di comprendere le
realtà del contesto cinese rurale. Era una lotta tra “due linee”, che fu più
tardi teorizzata come tratto distintivo della lotta di classe interna.
Nel complesso, il
conflitto tra Mao e i “Ventotto Bolscevichi” rappresentava una lotta più ampia
per definire la direzione e le strategie del Partito Comunista Cinese durante
un periodo critico della sua storia.
————————————————-
* Wang Ming, nato Chen Shaoyu (1904-1974) fu una figura importante
nel Partito Comunista Cinese (PCC) negli anni '30 e '40. Era uno dei leader dei
“Ventotto Bolscevichi”, giovani comunisti cinesi formati presso l'Università
Comunista dei Lavoratori d'Oriente a Mosca. Questo gruppo era noto per il suo
forte allineamento con le politiche del Comintern (Internazionale Comunista). Wang
Ming era noto per la sua vicinanza all'impostazione strategica sovietica. Nel
1956, si recò in Unione Sovietica per motivi di salute e non fece più ritorno
in Cina. Durante il suo soggiorno in Unione Sovietica, continuò a criticare il
maoismo e il percorso politico intrapreso da Mao Zedong. Wang Ming rimase in
Unione Sovietica fino alla sua morte nel 1974. La sua posizione critica verso
il maoismo e il suo esilio di fatto in URSS riflettono le profonde divisioni ideologiche
all'interno del Partito Comunista Cinese in quel periodo.
Nell'immagine del
1937 scattata a Yan'an, Mao Zedong e Wang Ming, due figure chiave del Partito
Comunista Cinese, sono fianco a fianco durante una fase cruciale della
rivoluzione cinese. Questo periodo a Yan'an è noto per il consolidamento del
potere di Mao e la definizione delle strategie che avrebbero guidato il partito
negli anni a venire. - foto da Wikipedia
La foto si riferisce a
un momento critico nelle dinamiche interne del Partito Comunista Cinese (PCC)
durante la seconda metà degli anni '30, quando le tensioni tra Wang Ming e Mao
Zedong emersero in modo significativo.
Contesto
e significato:
- Fronte Unito: si riferisce alla collaborazione tra il Partito
Comunista Cinese e il Kuomintang (KMT) contro l'invasione giapponese. C'erano
differenze di opinioni su come questa collaborazione dovesse essere gestita.
Wang Ming credeva fermamente nell'importanza di lavorare all'interno del quadro
dell'alleanza, mentre Mao insisteva sul mantenimento dell'indipendenza del PCC
e sulla flessibilità tattica.
- Conflitto strategico: la divergenza di opinioni rifletteva le
diverse strategie politiche di Wang Ming e Mao Zedong. Wang, sostenitore di un
approccio cooperativo con il KMT, seguiva le linee guida dell'Internazionale
comunista a Mosca, mentre Mao enfatizzava la necessità di consolidare il potere
e l'influenza del PCC indipendentemente dall'alleanza.
- La decisione di Wang
Ming di trasferirsi a Wuhan, mostrava la sua fede nel Fronte Unito, ma permise
a Mao di rafforzare la sua posizione a Yan'an, che era la base centrale del
PCC. Durante questo periodo, Mao riuscì a consolidare ulteriormente il suo
potere all'interno del partito.
- Le conseguenze: l'uscita di Wang Ming da Yan'an lasciò il campo
aperto a Mao per affermarsi come leader indiscusso all'interno del PCC durante
la Guerra di Resistenza contro il Giappone, conducendo il partito attraverso
una fase critica della sua evoluzione.
Il periodo in
discussione specificatamente risale alla fine degli anni '30, intorno al
1937-1938, durante la Seconda guerra sino-giapponese, un tempo di grande
tumulto e riorganizzazione politica sia per la Cina che per il Partito
Comunista Cinese.
La traiettoria politica
di Wang Ming fu particolarmente segnata dalla sua tensione con Mao Zedong. Dopo
lo scioglimento del Comintern nel 1943, le aspirazioni politiche di Wang
svanirono, costringendolo a subire sconfitte politiche durante il cosiddetto movimento di rettifica di Yan'an,
avviato da Mao nel 1942. Fu indotto a
confessare pubblicamente i suoi errori. Mao, su pressione dell'Unione
Sovietica, lo incluse però formalmente nel partito, ma con ruoli marginali.
PER
SEMPRE “UOMO DI MOSCA”
Dopo l'istituzione della
Repubblica Popolare Cinese nel 1949, Wang trovò un ruolo come direttore del
Comitato legale centrale del partito ma partì poi per Mosca nel 1956 per cure
mediche, non facendo più ritorno in Cina. In Unione Sovietica, Wang divenne
critico del PCC, specialmente durante le tensioni sino-sovietiche degli anni
'60 e '70. Mentre i suoi scritti offrirono preziose informazioni storiche sul
PCC, alla fine Wang evitò le conseguenze della Rivoluzione culturale, restando
a Mosca fino alla sua morte nel 1974.
Il
movimento rivoluzionario nei paesi coloniali - Discorso al VII Congresso
dell'Internazionale Comunista, 1935 di Wang Ming
Il discorso di Wang
Ming al VII Congresso dell'Internazionale Comunista nel 1935 è un'importante
testimonianza del ruolo delle colonie e dei movimenti rivoluzionari nel
contesto globale del comunismo. Durante questo congresso, Wang Ming sottolineò la
necessità di sostenere attivamente i movimenti indipendentisti e rivoluzionari
nei paesi coloniali come parte della lotta contro l'imperialismo
internazionale.
L'abstract del discorso
di Wang Ming:
1. Solidarietà internazionale: necessità di rafforzare l'unità e la
cooperazione tra i lavoratori di tutto il mondo e i movimenti di liberazione
nazionale nei paesi coloniali. Wang Ming sostenne che le lotte nelle colonie
erano strettamente legate alla lotta globale contro il capitalismo e dovevano
essere integrate nella strategia del movimento comunista internazionale.
2. Opposizione all'imperialismo: Wang mise in evidenza come l'imperialismo fosse una forza opprimente nei paesi coloniali, sfruttando risorse e popolazioni a proprio vantaggio. Egli sosteneva che il rovesciamento dei regimi imperialisti fosse essenziale per il progresso del socialismo mondiale.
3. Ruolo del Partito Comunista: Wang Ming enfatizzò l'importanza di
rafforzare i partiti comunisti nei paesi coloniali, così che potessero guidare
i movimenti di liberazione nazionale e svolgere un ruolo centrale nella
coscienza politica e nell’organizzazione delle masse.
4. Fronte Unito: come parte della linea generale del VII Congresso,
Wang Ming sottolineò la necessità per i comunisti di collaborare con altri
movimenti e forze progressiste nei paesi coloniali per formare un fronte unito
contro l'oppressione coloniale.
Il discorso di Wang
Ming rifletteva il consenso dell'Internazionale Comunista di quel tempo, che
vedeva nei movimenti nazionalisti dei paesi colonizzati un alleato chiave nella
lotta contro l'espansione imperialista e un contrappeso alle potenze
capitaliste occidentali. Questo approccio avrebbe avuto un impatto duraturo sui
movimenti comunisti nei paesi in via di sviluppo nel corso del XX secolo.
In
conclusione:
Wang Ming era un
dottrinario, aveva studiato a Mosca e a Mosca tornerà a vivere fino alla fine
dei suoi giorni, criticando Mao e la rivoluzione a cui pure aveva dato un
importante contributo passando da Yan’an. Come ‘capo’ dei ‘Ventotto
bolscevichi’ era una cinghia di trasmissione del Comintern e soprattutto
alfiere del ‘frontismo’, a cui lavorò alacremente. Fronte comune con i
nazionalisti di Chiang Kai-Shek del Kuomintang (KMT) in lotta permanente per
l’egemonia del movimento rivoluzionario a colpi di massacri e assassinii
mirati. Di comunisti. Ma che vide prevalere i comunisti maoisti proprio perchè
l’alleanza frontista fu considerata solo tattica contro l’invasione dei
giapponesi in Manciuria. E soprattutto perchè non furono sopraffatti
dall’approccio cominternista che si voleva 'ortodosso' rispetto alle idealità
marxiste del primato della forza motrice
della rivoluzione, il proletariato industriale. L’autonomia di Mao da
Stalin si misurò proprio sulla forza motrice della lotta di classe. In Cina,
era il mondo sterminato dei subalterni contadini poveri. /
a cura di
Ferdinando Dubla
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studio
di Mao nelle grotte di Yan'an
Il
periodo di Yan'an, o Yenan, si riferisce a una fase cruciale della rivoluzione
cinese guidata dal Partito Comunista Cinese (PCC) sotto la leadership di Mao
Zedong. Questo periodo va dal 1935 al 1948, durante il quale Yan'an, situata
nella provincia dello Shaanxi, divenne la base del Consiglio Centrale del PCC
dopo la Lunga Marcia. Studiare lo studio nelle grotte di Yen’an, nello Shaanxi
in Cina: per Mao e l’esercito rosso guidato da Chu Teh in realtà era una
‘ritirata strategica’. Ma qui i rivoluzionari posero le basi della nuova Cina
socialista e della vittoria contro tutti, nemici e avversari, i giapponesi,
aggressori, e i nazionalisti, temporaneamente e faticosamente alleati, del
Kuomintang. Fu in questa temperie che Mao trovò il tempo per studiare. Nelle
grotte. E scrisse i suoi saggi filosofici fondamentali, tra i quali “Sulla
pratica” e “Sulla contraddizione”, avendo come punti di riferimento Marx e
Lenin e le suggestioni della filosofia orientale, sulla cui conoscenza si era
formato. (fe.d.)
LA STRADA DELLA RIVOLUZIONE PASSA DA YAN'AN
Yan’an
è una città situata nel nord della provincia di Shaanxi, nella Cina
centro-settentrionale. È diventata famosa come roccaforte in tempo di guerra
del Partito Comunista Cinese dalla metà degli anni '30 fino al 1949. Yan’an si
trova sull'altopiano del Loess, caratterizzato da terra di loess (suolo portato
dal vento) profondamente incisa da gole. La città è situata sulla riva sud del
fiume Yan, in una conca circondata da colline. È un crocevia stradale per il
nord-est dello Shaanxi ed era una città strategica in tempi storici, essendo
collocata vicino al confine tra la parte dello Shaanxi dove l'agricoltura è
praticabile e le terre aride a nord che si uniscono all'altopiano dell'Ordos.
Snow amava la Cina, ma
non quello che vedeva. Descriveva Chiang come «un debole dittatore»
(definizione che in seguito avrebbe parzialmente ritrattato) e, nella sua
ricerca di un’alternativa tra il Giappone imperialista e la Cina nazionalista,
finì con l’interessarsi ai comunisti. Nel luglio del 1936, a pochi mesi dalla
fine della “Lunga marcia” con cui le armate comuniste circondate dal KMT si
ritirarono nello Shaanxi, Snow riuscì a farsi portare nel quartier generale del
PCC, nel villaggio di Bao’an, a Yan’an (Yán’ān, 延安). Tra l’altro, lo fece
con l’aiuto di Song Qingling, vedova del leader della rivoluzione repubblicana
Sun Yat-sen, che poi sarebbe diventata Presidente della Repubblica popolare
(1968-1972). Anche lei, una sua amica.
Restò lì per quasi quattro mesi, e parlò con tutti. Intervistò centinaia di contadini-soldati dell’Armata Rossa, decine di ufficiali che sarebbero diventati i più grandi quadri del partito e, ovviamente, anche Mao e Zhou. Il resoconto di quelle settimane trascorse con i militanti del PCC venne racchiuso in un libro, uscito nel 1937 e diventato immediatamente un best seller: “Stella rossa sulla Cina” (Hóngxīng Zhàoyào Zhōngguó, 红星照耀中国).
Per molti “Stella rossa
sulla Cina” è stato «lo scoop del secolo». In quegli anni del PCC non si sapeva
nulla, se non quello che propagandava il KMT, cioè niente di positivo. Per Snow
invece i comunisti si rivelarono uomini e donne eccezionali, e vide in loro il
futuro della Cina. Raccontare quello che i membri del partito pensavano e
vivevano, descrivere le loro giornate e parlare delle loro speranze per il
futuro fu di grande impatto, per l’epoca. Le pagine più note del reportage
riguardano però la biografia di Mao. Il futuro Grande Timoniere rivelò vari
aneddoti sulla sua vita privata a Snow, tanto che alcuni dei racconti presenti
nel libro sono utilizzati ancora oggi, nelle biografie più recenti del leader.
Il rapporto privilegiato di questo reporter americano con i vertici della Cina
comunista nacque dunque così, quasi 90 anni fa, in un villaggio di contadini
nello Shaanxi.
La
posizione di Yan’an nello Shaanxi (Google Maps)
Alcuni aspetti chiave
di questo periodo:
1. riorganizzazione e consolidamento:
dopo la Lunga Marcia (1934-1935), in cui le forze comuniste furono costrette a
ritirarsi e attraversare vaste distanze per sfuggire alle offensive del
Kuomintang (KMT), il PCC si stabilì a Yan'an. In questa fase, Mao riuscì a
consolidare il suo controllo sul partito, emarginando i suoi rivali interni e
stabilendo la sua leadership indiscussa.
2. sviluppo ideologico: Yan'an fu un periodo di intenso sviluppo
ideologico per il PCC. Mao elaborò molte delle sue idee rivoluzionarie che in
seguito furono codificate nel pensiero di Mao Zedong. Tra queste, l'importanza
dei contadini come forza principale della rivoluzione e la strategia di
guerriglia come metodo di lotta.
3. educazione e cultura: Yan'an divenne anche un centro educativo e
culturale. Fu istituita l'Accademia di Resistenza Antigiapponese di Lu Xun e
furono promossi l'alfabetizzazione e l'educazione politica tra le masse. Le
"Conferenze di Yan'an sulla letteratura e l'arte", tenute da Mao nel
1942, stabilirono le linee guida su come la cultura dovesse sostenere gli
obiettivi rivoluzionari.
4. base per la guerra di resistenza contro il Giappone: Durante la
Seconda guerra sino-giapponese (1937-1945), Yan'an servì come base operativa
per la resistenza contro l'occupazione giapponese. Le forze comuniste
adottarono tattiche di guerriglia efficaci contro le forze meglio equipaggiate
del Giappone.
5. preparazione per la guerra civile cinese: dopo la fine della Seconda guerra mondiale e il ritiro delle forze giapponesi, la tensione tra il PCC e il KMT riemerse, portando alla ripresa della guerra civile cinese. Durante la permanenza a Yan'an, il PCC riuscì a rafforzare le sue capacità militari e organizzative, ponendo le basi per la loro eventuale vittoria sul KMT nel 1949.
Quartier
generale a Yan’an (pres.1936) al centro Chu Teh, Mao alla sua destra
Il periodo di Yan'an è considerato fondamentale nella storia del PCC, in quanto segnò la maturazione ideologica e strategica del partito sotto la guida di Mao, portando infine alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949.
Zhou
Enlai (a sinistra) e Mao Zedong (al centro) a Yan'an a metà degli anni 1930
Durante il periodo
trascorso a Yan'an, dal 1937 al 1945, Mao Zedong scrisse diverse opere che
divennero fondamentali per lo sviluppo del pensiero e delle strategie del
Partito Comunista Cinese. Alcuni dei suoi scritti più noti di questo periodo
includono:
1. Sulla pratica (1937) - In quest'opera, Mao discute la teoria della
conoscenza, affrontando la relazione tra teoria e pratica e tra conoscenza e
azione.
2. Sulla contraddizione (1937) - Mao analizza il concetto di
contraddizione, che considera fondamentale per comprendere i conflitti sociali
e politici, e offre una base teorica per l'analisi dialettica.
3. Sul fronte unito (1939) - Qui discute l'importanza della
collaborazione tra diverse forze politiche e sociali per opporsi al Giappone
durante l'invasione.
4. Nuova Democrazia (1940) - Mao delinea la visione di una società che
combina elementi socialisti e democratici, specificando il suo modello di
rivoluzione culturale e politica.
5. Sulla nuova filosofia democratica (1940) - Ampliamento dei concetti
espressi nel lavoro sulla Nuova
Democrazia.
6. Riforma nell'istruzione nel Partito Comunista (1941) - Discorso in cui Mao sottolinea la necessità di migliorare l'educazione
politica all'interno del partito.
7. Sul governo della coalizione (1945) - Un discorso in cui Mao
sostiene la necessità di una coalizione tra diverse forze politiche in Cina per
il futuro del paese.
Queste opere furono
importanti nel definire il pensiero politico e ideologico del Partito Comunista
Cinese e posero le basi per le riforme che Mao avrebbe realizzato dopo la
fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949.
Ecco un breve riepilogo:
1. Materialismo dialettico - scritto nell'estate del 1937.
2. Sulla pratica - Sul rapporto fra la conoscenza e la pratica, fra il
sapere e il fare - completato nel luglio 1937. Questo saggio si concentra sulla
teoria della conoscenza e sull'interazione dialettica tra teoria e pratica.
3. Sulla contraddizione - completato nell'agosto 1937. Esplora la
dialettica delle contraddizioni come forza motrice dei cambiamenti nella
società e nella natura.
4. La legge di identità della logica formale e la legge di contraddizione
della logica dialettica - scritto nell'agosto 1937. Discute le differenze
tra la logica formale e la logica dialettica.
Questi saggi
rappresentano il contributo di Mao allo sviluppo del marxismo-leninismo,
adattandolo al contesto cinese e fornendo una base teorica per le strategie
rivoluzionarie adottate dal Partito Comunista Cinese durante quel periodo
cruciale della storia cinese.
Mao parte da una
critica della filosofia di Abram Moiseevič Deborin (1881-1963) filosofo
marxista russo diventato bolscevico nel 1928, che nelle sue opere, in
particolare “Introduzione alla filosofia
del materialismo dialettico" del 1916 e “Dialettica e scienze
naturali" del 1929, concepiva la dialettica marxista come metodo
universale che deve servire da guida nell'indagine della società, del pensiero
e in particolar modo della natura. Mao considera questa impostazione astratta e
dogmatica. Il suo riferimento costante, invece, è i “Quaderni filosofici” di
Lenin (scritti tra il 1914 e il 1916 nell’esilio svizzero prevalentemente a
Zurigo) cioè un approccio creativo e dinamico della teoria alla realtà sociale,
che diventa il vero terreno d’indagine, la filosofia dialettica marxista come
strumento epistemologico per individuare la prassi rivoluzionaria.
"Sulla
pratica" e "Sulla contraddizione" sono dunque due dei saggi più
influenti di Mao Zedong, scritti rispettivamente nel 1937.
“Sulla pratica” e
“Sulla contraddizione” vengono considerati il lascito filosofico più
significativo di Mao Ze Dong, perché articolano la sua visione del materialismo
dialettico ed elaborano una teoretica marxista per il processo rivoluzionario
comunista.
"Sulla
pratica"
- Contesto: Il saggio
esplora la teoria della conoscenza dal punto di vista del marxismo-leninismo.
Mao scrive in un periodo in cui la Cina era alla ricerca di una strada per la
rivoluzione sociale ed economica.
- Principali argomenti:
- Origine della conoscenza: Mao afferma che
tutta la conoscenza deriva dall'esperienza pratica. Sottolinea che
l'apprendimento è un processo che inizia dal contatto diretto con la realtà
materiale.
- Teoria e Pratica: sottolinea
l'interconnessione tra teoria e pratica. La teoria senza pratica è sterile, e
la pratica senza una guida teorica è cieca.
- Processo ciclico: Mao descrive il processo
di acquisizione della conoscenza come ciclico: parte dalla pratica, si elabora
in teoria, e poi si torna alla pratica con un maggior grado di coscienza e
comprensione.
"Sulla
contraddizione"
- Contesto: Questo
saggio esplora la dialettica come metodo per comprendere il cambiamento sociale
e politico, essendo anch'esso basato sul marxismo-leninismo.
- Principali argomenti:
- Contraddizione universale: Mao postula che
la contraddizione è una legge fondamentale della natura e della società. Ogni
oggetto o fenomeno contiene al suo interno delle contraddizioni che ne
determinano lo sviluppo.
- Contraddizioni principali e non-principali:
differenzia tra la "contraddizione principale" che determina il corso
degli eventi e le "contraddizioni secondarie." Capire quale sia la
contraddizione principale è essenziale per formulare strategie politiche
efficienti.
- Specificità della contraddizione: Mao
insiste sul fatto che ogni contraddizione ha caratteristiche specifiche che
variano a seconda del contesto, richiedendo un'analisi concreta per essere
risolta.
Impatto
e Significato
- Adattamento del
marxismo: entrambi i saggi rappresentano un adattamento del marxismo al
contesto cinese, dove Mao enfatizza l'importanza della pratica e l'esame delle
condizioni locali nella rivoluzione comunista.
- Guida per l'azione rivoluzionaria:
Mao non si limita alla teoria; le sue idee sono pensate come strumenti pratici
per guidare l'azione rivoluzionaria. La sua enfasi sulle contraddizioni e sulla
pratica ha influenzato le strategie del Partito Comunista Cinese.
- Influenza duratura:
Le idee esposte in questi saggi hanno avuto un'influenza duratura non solo in
Cina, ma anche su movimenti di liberazione in altri paesi, che hanno utilizzato
e adattato la sua analisi alle loro specifiche condizioni.
Questi saggi esprimono
un approccio dinamico alla teoria rivoluzionaria, includendo elementi di
flessibilità e un'adattabilità alle specifiche condizioni reali, rendendoli un
contributo chiave alla filosofia marxista e alla pratica rivoluzionaria.
la sintesi storica è da Jacques Guillermaz (1970)
Storia del Partito
comunista cinese 1921/1949, Feltrinelli
in
BIBLIOGRAFIA
ESSENZIALE FONTI MAOISMO CRITICO
a cura di Ferdinando Dubla
Mao Zedong and Jiang Qing Yan'an
China 1936
Mao
parla durante una riunione davanti a una casa grotta a Yen’an
Chairman
Mao in 1940's
Maoismo critico è la pagina di
supporto della rivista storica on line Lavoro Politico e
di Subaltern studies Italia
https://www.facebook.com/people/Maoismo-critico/61578791308175/
[IT., CINESE, HINDI, ENGLISH]