Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 8 aprile 2025

Quello strano triangolo: Raniero Panzieri, Rocco Scotellaro, Mao-Tse-Tung

 

Classe, inchiesta sociale e Mezzogiorno 



PARTITO E AUTONOMIA DI CLASSE

Panzieri si inserisce nel dibattito culturale e filosofico del movimento operaio e dei suoi partiti di riferimento, il PSI e il PCI, nel corso degli anni ‘50, spostando l’asse della elaborazione teorico-politica, dal partito strumento o parte della classe rappresentante di essa, all’autonomia di classe, attraverso il movimento e tutta la sua azione nell’autorganizzazione che riesce a costruire. La classe operaia è la forza motrice della lotta di classe rivoluzionaria ma il protagonismo sul campo della classe contadina in particolare nel Mezzogiorno + fa estendere il concetto di classe ai gruppi subalterni, la cui ‘disgregazione’ analizzata da Gramsci nel Quaderno 25 di Formia (1934-1935) diventa elemento di analisi politica. Fu questa impostazione che causò l’allontanamento di Panzieri dalla condirezione della rivista “Mondoperaio” dopo il 33º Congresso del PSI tenutosi a Napoli nel gennaio 1959 e successivamente dallo stesso partito.

(cfr. Giovanni Scirocco, La svolta autonomista, "Mondoperaio", n. 12/2018, p. 18).

“Panzieri avvia un’analisi sulle modalità di lotta delle classi subalterne che lo porta a concludere come queste costituiscano una realtà che non si confonde con le istituzioni nè con la coscienza espressa dal Partito, e come, pertanto, esse abbiano una loro indipendenza di movimento e di comportamento”.

(cfr. Giulia Dettori, “Dal marxismo ai marxismi”: Partito e intellettuali in Italia dal 1956 al 1967, in La battaglia delle idee - Il Partito comunista italiano e la filosofia nel secondo dopoguerra a cura di Matteo Cavalleri e Francesco Cerrato, Luca Sossella Editore, 2024, pag. 71).

PANZIERI A MEZZOGIORNO

Raniero Panzieri intellettuale del Mezzogiorno? Fu intellettuale ‘organico’ alla classe. La sua lettura dell’opera di Scotellaro (Matera, 1955), compagno di partito morto prematuramente e poeta del riscatto di quelle che De Martino chiamerà le ‘plebi rustiche‘ del Mezzogiorno, lo dimostra.

IL CONVEGNO DI MATERA DEL 6 FEBBRAIO 1955: ROCCO SCOTELLARO, INTELLETTUALE DEL MEZZOGIORNO 




Matera, Cine-teatro Impero, 6 febbraio 1955. Convegno su “Rocco Scotellaro, intellettuale della Mezzogiorno”. Al tavolo, da sn: Franco Fortini, Oronzo Manicone, Raniero Panzieri, Tommaso Fiore, Carlo Levi 


L’iniziatore della tendenza ‘operaista’ nel movimento di orientamento marxista italiano, con i suoi ‘Quaderni Rossi’, non solo fece esperienza diretta dell’occupazione delle terre in Sicilia, ma aveva, per il tramite dello strumento dell’inchiesta sociale (comune anche a Mao, che aveva guidato la classe contadina cinese, frantumata e dispersa nelle ampie zone rurali, a una rivoluzione vittoriosa)+ un concetto estensivo di ‘classe’, non determinista perchè non a-priori.

"In Cina tra il 1924 e il 1928, ebbero la prevalenza nel partito comunista coloro che erroneamente volevano impegnare il movimento di classe a sostenere incondizionatamente il Kuomintang di Ciang-Kai-Shek, aiutandolo a realizzare, dopo il crollo della dinastia Manciù e del sistema feudale, la seconda tappa (democrazia borghese): costoro non tenevano conto della inesistenza di una borghesia cinese capace di porsi come classe ‘nazionale’, e del fatto che le sterminate masse contadine di quel paese potevano lottare unicamente per la causa della propria emancipazione, e non per perseguire schemi astratti e incomprensibili.", Lucio Libertini -Raniero Panzieri, Sette tesi sulla questione del controllo operaio, in “Mondo Operaio”, 1958,  nr.2, pag.831-832.

+ “La campagna accerchia la città”, - a lungo nella memoria delle forze rivoluzionarie cinesi la dimensione della città si era coniugata con la sconfitta della Comune comunista di Shanghai (maggio 1927) quando gran parte dei sostenitori del giovane movimento marxista erano stati uccisi dalle forze nazionaliste. Da quella sconfitta i comunisti capiscono che per ricominciare occorre muoversi nelle campagne, lontano dalle città.

PANZIERI IN SICILIA

Nel dicembre del 1948 Panzieri è a Messina. Lo ha chiamato Galvano Della Volpe, che qui insegna e lo stima – entrambi provano a strizzare Marx fuori dagli schemi dell’hegelismo e dell’ossificazione ideologica –, gli vuole bene e ne conosce le ristrettezze economiche, offrendogli un incarico all’università, facoltà di Lettere: Filosofia del diritto (ne è rimasta la dispensa del corso 1949-50, Il problema dello Stato moderno – La crisi del giusnaturalismo, assemblata e revisionata tra appunti rimasti, pagine tra le carte di Norberto Bobbio e note di Nicolao Merker, che fu allievo di Panzieri e poi a sua volta professore a Messina). Pucci Saija, la moglie di Raniero di origini siciliane, che lo ha conosciuto a Roma dove lei svolgeva un piccolo incarico presso il Partito socialista e lui lavorava a una qualche rivista e si sono sposati, è incinta e non può seguirlo; arriverà nella primavera del 1949 (c’è una delicata e struggente intervista – La mia vita è stata bella – che racconta dell’entusiasmo e dei sacrifici di quegli anni, qui). Tra il 1949 e il 1951 Panzieri insegna all’università e partecipa delle attività della Federazione socialista messinese. Nel 1950 è stata varata la Riforma agraria, e anche la Cassa per il Mezzogiorno. Dopo il ciclo di occupazione delle terre legate ai decreti Gullo, ministro dell’Agricoltura di un governo ancora provvisorio e nel bel mezzo della guerra civile in corso, nel 1944, varati sotto il titolo “Concessioni ai contadini delle terre incolte”, la Riforma agraria sarà occasione per un nuovo ciclo di occupazioni. Nel mezzo c’è stata la repressione brutale della polizia – che ha spesso sparato sui contadini – e l’assassinio per mano di mafia di decine di sindacalisti impegnati nelle lotte per la terra. Continueranno, e l’una e l’altro. Nei Nebrodi del Messinese, contadini e braccianti si organizzano. Alla loro testa c’è questo giovane professore – l’aura di “leggenda” che presto lo avvolgerà racconta: alle quattro è sulle terre, alle dieci fa lezione all’università –, in prima fila anche quando si tratta di sfidare la polizia. Subirà arresti e processi.

(da Lanfranco Caminiti, Raniero Panzieri in Sicilia: le fondamenta dell’operaismo, in "Artudo", 15 febbraio 2017, on line in https://www.antudo.info/raniero-panzieri-in-sicilia/ 



Galvano Della Volpe, autore di “Logica come scienza positiva”, (Messina-Firenze, D'Anna, 1950; 1956) fece diventare l'Università di Messina epicentro della ricerca marxista fuori dai canoni storicisti troppo debitori della logica hegeliana.

Per chi è impegnato nella costruzione unitaria della sinistra di alternativa, Raniero Panzieri è una figura importante, di un’attualità straordinaria. Morto prematuramente nel 1964, a soli 47 anni, è stato considerato il padre teorico-politico dell’”operaismo”, che però, dopo l’abbandono di Mario Tronti dei “Quaderni Rossi” (1963) per divergenze con il suo fondatore, Panzieri appunto, prese strade diverse.

Cfr. Sull'operaismo, gli operaisti e Potere Operaio

http://ferdinandodubla.blogspot.com/2024/01/sulloperaismo-gli-operaisti-e-potere.html

Inoltre, a nostro avviso, rispetto a letture critiche stereotipate, Panzieri fu intellettuale meridionalista rivoluzionario sul campo. E il metodo dell’”inchiesta sociale”, che lo collega idealmente anche ai metodi di ricognizione politico-sociale di Mao-Tse-Tung

Cfr. RIBELLARSI QUANDO E' GIUSTO: l'inchiesta sociale nei 'Quaderni Rossi' di Panzieri e in Mao-Tse-Tung, http://ferdinandodubla.blogspot.com/2023/03/linchiesta-sociale-nei-quaderni-rossi.html

lo pone oltre la centralità operaia come categoria a priori, sebbene la sua analisi si incentri sul cosiddetto ‘operaio-massa’ degli anni '60 del Novecento. Per estensione, la classe diventa l’insieme dei gruppi subalterni che debbono tracciare il percorso della trasformazione antagonista al sistema capitalista.

A cura di Ferdinando Dubla, Subaltern studies Italia

 

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